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cambio di rotta

La Cassazione: sì alla lingua sarda nei processi

Doddore Meloni e l'avvocato Cristina Puddu
Doddore Meloni e l'avvocato Cristina Puddu

I giudici della Suprema corte stabiliscono per la prima volta il principio rispondendo a un ricorso di Doddore Meloni in una causa civile, respinto solo per questioni procedurali

12 dicembre 2014
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ROMA. Storica decisione della corte di Cassazione: il sardo è una minoranza linguistica, riconosciuta dalla legge, e come tale è lecito per l'imputato chiedere di essere interrogato o esaminato nella madrelingua.

I giudici della Cassazione, cambiando parere nel giro poco più di due anni, riconoscono il principio anche se respingono per una questione procedurale la richiesta di Salvatore Meloni, noto come “Doddore”, leader di Meris, di invalidare la decisione di negargli il patrocinio a spese dello Stato per il «mancato utilizzo nel processo del dialetto sardo campidanese».

«La lingua sarda _ dicono i giudici della quarta sezione penale in risposta al ricorso presentato dall’avvocato Cristina Puddu _ non può considerarsi mero dialetto, ma costituisce patrimonio di una minoranza linguistica riconosciuta» e va tutelato il diritto alla difesa. Ma va fornita una prova «formale» della appartenenza al territorio tutelato, cosa che Meloni non aveva fatto.

La Cassazione ha perciò bocciato la richiesta di Doddore ma per la lingua sarda è una vittoria. «Una splendida vittoria che cambierà la storia della Sardegna _ commenta il leader indipendentista _ è la dimostrazione che i pessimisti e quelli che non combattono per i propri diritti hanno sempre torto e che i sardi se vogliono e combattono saranno sempre vincenti e mai perdenti».

Per quanto riguarda la bocciatura della richiesta di patrocinio a spese dello Stato per non aver dimostrato l'appartenenza all'etnia sarda, Meloni non si scompone: «Vuol dire che alla Suprema Corte manderemo le analisi del mio Dna per dimostrare che la stirpe dei Meloni in Sardegna ha una storia millenaria».

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