La Nuova Sardegna

Pesca, nascono 17 Centri di assistenza

di Alfredo Franchini
Pesca, nascono 17 Centri di assistenza

Gli operatori ittici riuniti a Cagliari: siamo 10mila ma l’occupazione può crescere del 50%. La Regione investe 250mila euro

02 dicembre 2014
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CAGLIARI. La Sardegna ha dimenticato la via del mare. Così, mentre la ricchezza dei sardi va giù, un settore tradizionale e maturo, come quello della pesca, vive una crisi senza precedenti. Lo hanno detto ieri alla Fiera di Cagliari i pescatori riuniti in un’assemblea regionale. Ottocento persone arrivate da tutta l’isola a rappresentare le diverse marinerie, da Porto Torres al Sulcis, da Muravera a Siniscola. Oggi nel settore della pesca lavorano diecimila persone ma con il potenziale di un’isola, i posti potrebbero aumentare del cinquanta per cento.

Poli. Alla crisi del settore che riguarda tutta l’Italia, la Regione risponde con un progetto, i Centri di assistenza alla pesca, che sarà finanziato con 250 mila euro e sarà affidato a un’associazione temporanea di scopo che farà nascere 17 sportelli nelle Marinerie dell’isola.

Fondi Ue. «E’ uno strumento importante per dare ossigeno al comparto», afferma Roberto Savarino, presidente regionale di Federcopesca (Confcooperative).

Quali sono oggi i principali problemi? Savarino cita l’inadeguatezza dei regolamenti europei, «inapplicabili in Sardegna», ma soprattutto «la mancata spendita dei Fondi europei pesca, la burocrazia fuori controllo dell’amministrazione regionale e delle Agenzie». Fatto non trascurabile - ma messo in rilievo dalla base - l’abbandono della piccola pesca che una volta era il vanto delle marinerie sarde.

Numeri. Gli occupati sardi, tra diretti e indotto, sono 10.000; le imbarcazioni da pesca sono 1.355 e cioè il dieci per cento dell’intera flotta italiana; i pescatori imbarcati sono 3.000; gli ettari di lagune e aree umide sono 9.000 gestiti in 35 ambienti in cui lavorano poco meno di mille persone.

Banche. Come, peraltro, accade per altri comparti, è sempre il credito a finire nel mirino, stavolta dei dei pescatori: «Il credito è una leva decisiva», dice Renato Murgia, direttore dell’Associazione Armatori sardi, «di fronte agli aumenti insostenibili dei costi di produzione. E poi c’è la scarsa capacità della Regione di incidere positivamente sulle politiche nazionali e comunitarie e di difendere la prerogativa di gestione delle 12 miglia in materia di pesca».

Poligoni. E a questo proposito, Giovanni Angelo Loi, (Agci Agrital), denuncia l’assenza di una visione politica a medio-lungo termine da parte della Regione: «Serve una gestione razionale delle aree demaniali. Tra i problemi c’è il mancato riconoscimento dei danni creati dalla fauna selvatica, il mancato controllo sulla pesca abusiva ma anche la riduzione delle aree di pesca e le indennità delle servitù militari».

Vertenza. Secondo Benedetto Sechi, (Legapesca Sardegna), «è ora di istituire un Tavolo permanente tra le organizzazioni del settore e le istituzioni». Richieste che l’assessore regionale all’Agricoltura, (competente sulla pesca), Elisabetta Falchi, ha accolto: «Dalla prossima settimana avremo il tavolo per la pesca e potenzieremo gli uffici».

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