La Nuova Sardegna

Donna, nera ed emigrata La vita e l’amore di Ifemelu

“Americanah”, il nuovo romanzo della nigeriana Chimamanda Ngonzi Adichie Gli Usa e il ritorno in Africa, nel mirino l’ipocrisia del politicamente corretto

01 dicembre 2014
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“Razzabuglio” è il titolo del blog nel quale Ifemelu, la protagonista di “Americanah” (Einaudi, 459 pagine, 21 euro), terzo romanzo di Chimamanda Ngonzi Adichie, demistifica quelli che definisce come «i tribalismi americani», vale a dire la razza, l’ideologia e l’area geografica, e lo fa con un notevole acume critico, tanto caustico quanto ironico. Sì, perché “Americanah”, lungi dall’essere la mera trasposizione su carta di un fortunato blog, è in realtà un romanzo, e per giunta una romanzo d’amore, che sebbene di quel blog riporti qualche stralcio – qualcuno di troppo, a dire il vero – ha il passo della fiction più vivace e densa.

Siamo a Princeton, dove Ifemelu è nel salone di una parrucchiera africana, alle prese con uno dei temi ricorrenti del libro: quello per l’appunto dei capelli. Non si tratta tuttavia di un argomento del tutto frivolo, quando è vero che fu anche attraverso la denigrazione della capigliatura afro che i bianchi americani cominciarono ad annientare la dignità dei neri portati in catene negli Stati Uniti; e che, col tempo, la consistenza e l’acconciatura dei capelli, insieme al colore della pelle, divennero elementi identitari, di aggregazione e divisione tra gli stessi afroamericani. La narratrice ne è ben consapevole, e proprio da questo argomento prende spunto per questa sorta di romanzo del divenire, che vedrà la protagonista, emigrata a diciannove anni negli Stati Uniti, far ritorno a casa in Nigeria dopo quindici anni, con una nuova consapevolezza del suo essere donna, emigrata e soprattutto nera; una consapevolezza che avrà necessariamente fatto i conti con l’ipocrisia della correttezza politica americana. Già, perché di tutti i tribalismi, dice Ifemelu, «la cosa che mette più a disagio gli americani è proprio la razza». La storia d’amore non resta tuttavia a i margini della narrazione che, attraverso i continui flashback, manterrà l’attenzione sempre costante su Obinze, amore giovanile della protagonista, sulla loro separazione, i tentativi di voltare pagina compiuti da entrambi (Obinze emigrerà a Londra), fino all’inevitabile ricongiungimento in Nigeria. Chimamanda Ngonzi Adichie, trentasettenne scrittrice nigeriana, autrice per Einaudi di altri due romanzi, “Metà di un sole giallo” (2008, Premio Internazionale Nonino) e “L’ibisco viola” (2012), con “Americanah” si conferma come una delle voci più rappresentative del suo paese, tanto da essere stata definita più volte definita la «Chinua Achebe del XXI secolo». E se il paragone può sembrare improprio o azzardato, non vi è tuttavia dubbio che ne sentiremo ancora parlare.

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