La Nuova Sardegna

Il prete e il dolore delle famiglie: «Non ci sono parole»

Il prete e il dolore delle famiglie: «Non ci sono parole»

ITTIRI. L’immagine del prete in abito talare che con la mano sulla testa rimane sbigottito davanti al cadavere di Andrea Tavera, disteso per terra e coperto da un telo bianco, è forse una delle più...

25 novembre 2014
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ITTIRI. L’immagine del prete in abito talare che con la mano sulla testa rimane sbigottito davanti al cadavere di Andrea Tavera, disteso per terra e coperto da un telo bianco, è forse una delle più emblematiche dello sconcerto provato da chi domenica notte si trovava a passare sul maledetto rettilineo di Paulis, dove hanno perso la vita due giovani e altri tre sono rimasti feriti. Mentre attonito assiste a quelle scene drammatiche, con i lampeggianti dei vigili del fuoco e delle ambulanze che gli illuminano la faccia, don Giuseppe, viceparroco della chiesa di San Pietro in Vincoli, al centro del paese, sembra riflettere sul significato di destino e sulle sorprese che all’improvviso può riservare anche il più prezioso dono del Signore: la vita.

Oltretutto, lui che ha appena 28 anni, di quei ragazzi era quasi coetaneo. E li ha conosciuti tutti sin da quando erano dei bambini. Così ieri mattina si è fatto coraggio e ha cominciato a fare il giro delle case delle vittime insieme al parroco padre Luigi. Un compito doveroso, per chi ha scelto di fare il sacerdote. «Il fatto - racconta - è che la nostra comunità è appena uscita da un altro lutto drammatico e siamo tutti distrutti dal dolore. Ma davanti a queste tragedie - continua don Giuseppe - è difficile trovare parole di conforto. Forse, in simili situazioni, di parole giuste non ce ne sono proprio». Però un messaggio, non tanto ai genitori dei ragazzi morti, ovviamente inconsolabili, ma agli altri giovani , il viceparroco si sente di mandarlo: «Siate prudenti - dice -, riflettete sui modi in cui vi divertite e sul valore della vita, che è comunque nelle mani di Dio. E non va sprecata». (a.m)

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