La Nuova Sardegna

Legacoop: «Capaci di resistere alla crisi»

Legacoop: «Capaci di resistere alla crisi»

Nell’isola 60mila soci e 220mila dipendenti. E non è escluso il ritorno del marchio Coop nella grande distribuzione

21 novembre 2014
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CAGLIARI. Nuclei combattenti e moderni di resistenza: sono le cooperative, negli anni interminabili della crisi. Senza star lì a guardare la maglietta indossata da chi è socio, nessuno può aver dubbi sulle grandi capacità dimostrate finora da queste imprese: 3.500, in Sardegna. Sono aziende sempre molto umane, mai succubi del profitto esasperato, il che non vuol dire non essere di successo o incapaci nel portare a casa fatturato, utili e stipendi. Però è evidente che proprio le cooperative sono diventate l’avamposto economico più avanzata contro globalizzazione, recessione e disastro sociale. Sono votate a una sorta di missione-salvezza che altrove, vedi nel Centro Italia e anche nel Nord-Est, produce ben il 6,8 per cento del prodotto interno lordo nazionale. Nell’isola, quel traguardo è lontano, ma da tempo qualcosa d’importante si muove anche in una terra abitata da chi storicamente è poco propenso a stare insieme, o meglio ancora a produrre in gruppo per il gruppo. È questo lo spaccato consegnato alla politica e non solo dall’undicesimo congresso regionale di Legacoop, battezzato con un titolo ottimista: «All’orizzonte una Sardegna». Delle oltre tremila cooperative censite nell’isola, 930 sono iscritte alla Legacoop, oltre mille ad altre organizzazioni e ben 1.500 quelle indipendenti, quasi che per assurdo il problema oggi sul tappeto sia questo: la difficoltà della cooperazione all’interno del mondo della cooperative. Affiliate o non affiliate, continuano a resistere nei consumi, nel sociale, nei servizi, nel turismo e nell’agroalimentare soprattutto. Sempre con storie e numeri importanti, nella lunga lista di Legacoop: dalla centenaria Lacesa di Campeda fino alle recenti start-up pensate da giovani maghi delle tecnologie. Dai 140 milioni della 3A di Arborea ai bilanci molto più ridotti delle cooperative edilizie, le più penalizzate dalla crisi. Per un totale, di 60mila soci spesso anche lavoratori e 20mila dipendenti. «Andiamo avanti, siamo riusciti a resistere, abbiamo ancora gli stessi numeri della forza lavoro prima del 2008, anno in cui è cominciata la depressione globale, e anche i fatturati sono cresciuti seppure solo nei decimali», è stata questa l’analisi a caldo del riconfermato all’unanimità presidente regionale, Claudio Atzori. Il suo appello non poteva che essere questo: «Tutta la classe dirigente sarda, non solo quella politica, deve sedersi intorno allo stesso tavolo, perché solo così saremo capaci di risolvere subito le urgenze e poi studiare la strategia per un futuro che vogliamo diverso». Appello raccolto in sala da parlamentari, assessori regionali, sindacalisti e imprenditori: «È da tutti voi – ha detto ancora Atzori – che ci aspettiamo quel contributo partecipato e decisivo per rivedere insieme la luce senza però lasciare nessuno indietro». Dal canto suo Legacoop è impegnata a incentivare fusioni e aggregazioni fra cooperative dello stesso settore: «Vogliamo liberarci – ha detto il presidente – dall’esagerata parcellizzazione della nostra economia che rallenta la crescita e rende complicate le esportazioni». È una sfida nella sfida l’ultima lanciata da Claudio Atzori, che ha chiesto alla Giunta di scegliere in fretta una strategia economica: «Basta con i finanziamenti a pioggia che hanno solo l’effetto di bloccare la crescita, l’innovazione e anche il cambio generazionale». Segnale condiviso dal presidente nazionale di Legacoop, Mario Luisetti, che poi ha annunciato: «Nella grande distribuzione, Coop Italia ha in mente, appena ci saranno le occasioni giuste, di ritornare e investire in Sardegna». Anche questo è un segnale di speranza. (ua)

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