La Nuova Sardegna

ambiente

Bocche a rischio: non si fermano cargo e petroliere

di Serena Lullia
 Bocche a rischio: non si fermano cargo e petroliere

Nuovo Sos da Corsica e Sardegna. Il “pilotaggio raccomandato” riproposto come uno dei pilastri della sicurezza nella navigazione

21 novembre 2014
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INVIATA A BONIFACIO. La rotta della sicurezza è già tracciata. Ora spetta alle istituzioni, Regione e Governo, mandare in porto gli impegni per rendere meno vulnerabile lo stretto delle Bocche di Bonifacio. Un braccio di mare di una manciata di chilometri, con correnti forti come centrifughe, capaci di mettere a rischio il percorso sulle onde delle navi, tutte potenzialmente pericolose per l’ambiente. Riparte dal progetto europeo “Nostra” il nuovo piano di salvaguardia delle Bocche. E il cosiddetto “pilotaggio raccomandato” diventa uno dei pilastri della sicurezza.

Il piano Nostra. A Bonifacio i partner del progetto "Nostra" siedono a un tavolo per raccontare i risultati raggiunti. Tre anni di lavoro in cui sono state messe a punto delle buone pratiche transfrontaliere. Al centro la protezione della natura e la sicurezza di un bene naturalistico prezioso. Un gioiello con le perle del Parco nazionale dell'arcipelago di La Maddalena e del Parco marino delle Bocche. Un paradiso messo a rischio 368 volte al mese. Ogni anno sono più di 3200 le imbarcazioni che attraversano l’insidioso stretto. Navi mercantili, pericolose anche se non trasportano materiali inquinanti. «Il progetto Nostra è finito – commenta Gianluigi Cancemi, responsabile del Gruppo europeo di cooperazione territoriale-Parco marino internazionale delle Bocche –. Ma deve essere il punto di partenza».

Il pericolo è ovunque. Non sono solo i cargo che trasportano merci pericolose a mettere a rischio il paradiso delle Bocche. Il vero allarme è dentro le navi. Le loro pance custodiscono migliaia di tonnellate di veleni, gli idrocarburi con cui si alimentano. Da 3500 a 25mila tonnellate di bunker. Anche una nave passeggeri, in caso di incidente, distruggerebbe per sempre il delicato ecosistema delle Bocche. Veleno sul paradiso. Per la Sardegna e la Corsica una catastrofe ambientale, turistica, economica. «Inutile nascondersi dicendo che le Bocche sono sicure perché le petroliere non passano – dichiara Francesco Bandiera, comandante della Bonifacio strait pilots e consigliere nazionale della Federazione italiana piloti dei porti –. Tutte le navi sono potenzialmente pericolose».

Angeli sulle onde. Ed ecco che un ruolo importante per garantire il passaggio sicuro dei giganti del mare nel frullatore delle Bocche potrebbe essere svolto dal servizio di pilotaggio raccomandato. Piloti esperti, un valore aggiunto di conoscenza da affiancare al comandante della nave in transito. Un sistema già operativo, ma solo sulla carta. Dal punto di vista burocratico la procedura è stata compiuta. Il ministero ha affidato ai piloti marittimi questo delicato compito. Braccia tecniche della guardia costiera. Ma l'imbarco a bordo del pilota non è obbligatorio, solo consigliato, raccomandato appunto. Un invito troppo tiepido per costringere gli armatori a usare il servizio a pagamento. E infatti non stupisca che a oggi nessuna nave lo abbia richiesto. I piloti italiani della “Bonifacio strait pilots” e quelli della stazione corsa del sud sono pronti entrare in azione. Ma mancano i mezzi. Servono pilotine speciali, d'altura, in grado di domare le onde delle Bocche, affiancarsi alle navi e salire a bordo.

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Piloti volontari. «Dal 2013 facciamo parte del progetto Nostra – spiega Bandiera –. Ricordo la prima riunione in cui spiegammo il pilotaggio raccomandato. Da allora a oggi qualche passo avanti è stato fatto. Ma solo dal punto di vista burocratico. I piloti italiani e quelli corsi sono pronti a intervenire, ma non abbiamo i mezzi. Il pilotaggio raccomandato esiste oggi sulla carta, ma non nei fatti. Oggi noi piloti ci mettiamo a disposizione quando siamo liberi dal servizio, quando siamo in vacanza. Ciò che serve oggi è la sinergia con le istituzioni. La politica ci deve aiutare nella ricerca di finanziamenti per supportare questo progetto. Servono mezzi idonei e serve che il pilotaggio raccomandato diventi obbligatorio per tutte le navi». I soldi per finanziare il progetto non possono arrivare nè dalle casse italiane né da quelle francesi. Ma dal ricco salvadanaio europeo. Per pescare nel bussolotto di Bruxelles serve però la volontà delle istituzioni. Una cordata Sardegna-Corsica e una Italia-Francia che realizzino un progetto strategico da presentare nei palazzi europei.

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