La Nuova Sardegna

L’ira dei sindaci senza fondi: «Dimenticati dopo l’emergenza»

di Paolo Merlini
L’ira dei sindaci senza fondi: «Dimenticati dopo l’emergenza»

Gli amministratori dei Comuni colpiti dall’alluvione: c’è troppa lentezza da parte di Governo e Regione Giovannelli: servono deroghe al patto di stabilità. Bianchi: criteri lobbistici nell’assegnazione dei fondi

20 novembre 2014
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INVIATO A POSADA. «I sindaci sono stati lasciati soli, con il cerino in mano». Le parole di Sandro Bianchi, primo cittadino di Nuoro, sintetizzano efficacemente lo stato d’animo degli amministratori locali a un anno dall’alluvione. Una buona parte di loro (sono ottanta in totale i comuni colpiti “certificati”) ieri si è incontrata a Posada per un dibattito promosso dall’ordine dei geologi della Sardegna. Doveva essere un momento di riflessione e di proposte positive da una parte e dall’altra, geologi e amministratori, verso un obiettivo comune, la salvaguardia del territorio. È stata invece la conferma della difficoltà di operare in una situazione caratterizzata da tante promesse e da pochi fatti. Con oneri crescenti per i comuni e chi li amministra.

Sul banco degli imputati c’è il governo, ma anche la regione. E non solo: se sino a un anno fa per gli amministratori sardi le parole Protezione civile significavano una competenza in più, non meglio definita rispetto a quelle ordinarie, dal 18 novembre in poi sono diventate un incubo. I sindaci infatti sono i primi responsabili locali della Protezione civile, e lo sono anche penalmente, come dimostrano i casi recenti di Olbia e Arzachena. «Riceviamo un allerta quasi ogni giorno – dice Bianchi – ma nessuno si preoccupa dei mezzi con cui fronteggiare questa continua emergenza. Perché tanti allerta significano tanti soldi in più per un comune». Esplicito anche Gianni Giovannelli, sindaco di Olbia: «A ogni allerta il comune richiama il personale, spesso in ore di straordinario. Ma gli uffici amministrativi mi dicono che non posso farlo per via del vincolo di spesa. Serve una deroga anche su quel fronte, non solo sul patto di stabilità che congela i fondi che potremmo utilizzare per la messa in sicurezza dei nostri territori». Il sindaco di Bitti Giuseppe Ciccolini rilancia polemicamente: «Siamo responsabili della Protezione civile locale senza alcuna formazione. È un punto da chiarire, perché potremmo decidere di rifiutare questa delega».

Tutto cambierà, assicura Graziano Nudda, direttore della Protezione civile sarda dal giugno scorso (ha sostituito Giorgio Cicalò). Con l’entrata in vigore del Centro funzionale decentrato, dice Nudda, il monitoraggio diventerà più puntuale e gli avvisi di allerta diminuiranno del 50 per cento. L’introduzione dei colori nella classificazione degli allerta (giallo, arancione e rosso) aiuterà gli amministratori locali a capire meglio come comportarsi. Ma i comuni che non l’hanno ancora fatto dovranno dotarsi di piani di protezione civile: in provincia di Cagliari solo il 20 per cento è in regola, nel Nuorese il 40-45.

Antonella Dalu, sindaco di Torpé, propone di «delocalizzare» coloro che abitano in case a rischio, cioè vicino ai corsi dei fiumi, benché dotate di regolare concessione. E di trasferirli in luoghi più sicuri, a spese dei contribuenti sembra di capire.

Dalla Camera dei deputati si collega via Skype il vice presidente Luigi Di Maio. Dice che il riassetto idrogeologico è un problema gravissimo e nazionale, ma fa capire che il governo Renzi fra tagli e Jobs act ha poco tempo per occuparsene a fondo. E cita gli emendamenti del suo gruppo, Cinque Stelle, alla legge di stabilità ora in discussione, per la messa in sicurezza dei comuni. Romina Mura e Giovanna Sanna, deputate del Pd, respingono le accuse del vice presidente Di Maio e parlano di impegno fattivo del governo su questi temi pur nella carenza di fondi. Piersandro Scano, presidente dell’Anci Sardegna, assicura che si farà portavoce delle rivendicazioni dei comuni con governo e regione.

Ce n’è anche per la giunta Pigliaru, accusata dal sindaco di Nuoro di aver assegnato i fondi dell’alluvione con «criteri lobbistici» (ma non precisa quali). «L’immagine della galleria di Mughina inondata il 18 novembre 2013 – dice Bianchi – campeggia sul sito Emergenza Alluvione Sardegna, è stata pubblicata persino dal New York Times. Ma Nuoro non ha ricevuto alcun finanziamento dei 51 milioni a disposizione, 40 dei quali destinati in una riunione di giunta. I restanti verranno affidati con un bando, ma nutro poche speranze. Non riusciamo a essere tutti uguali neppure di fronte ai disastri».

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