La Nuova Sardegna

Chiuse 5 inchieste sull’alluvione

di Giampiero Cocco
Chiuse 5 inchieste sull’alluvione

Per la Procura di Tempio ci sono precise responsabilità Chiesto il rinvio a giudizio per i sindaci di Olbia e Arzachena

19 novembre 2014
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TEMPIO. Nel giorno della memoria, a un anno esatto dalla tragica alluvione provocata dal passaggio del ciclone Cleopatra, il capo della procura della Repubblica di Tempio Domenico Fiordalisi ha chiuso 5 delle 7 inchieste aperte sui drammi, lutti e danneggiamenti subiti dalla popolazione gallurese. Dopo il tempo del dolore è arrivato anche quello della giustizia, come sottolineò il magistrato Riccardo Rossi nell’avviare le complesse indagini che hanno portato all’iscrizione sul registro degli indagati di ben 87 persone. Inchieste che vedono indagati amministratori locali e regionali, esponenti politici, tecnici comunali, provinciali e regionali, responsabili della Protezione civile regionale e locale per le devastazioni, le morti e le corresponsabilità sulle esondazioni dovute ai tombamenti di canali, e le costruzioni abusive realizzate sul greto dei fiumi che smaltiscono le acque piovane che vengono raccolte nel bacino della piana di Olbia. Mente una parte di questi nomi eccellenti risultano ancora coperti da un rigoroso segreto istruttorio, per 29 di questi indagati il capo della procura gallurese, Domenico Fiordalisi, ha chiuso ieri le indagini, sollecitando al gup il rinvio a giudizio dei sindaci Gianni Giovannelli e Alberto Ragnedda, primi cittadini di Olbia e Arzachena, che con quattro loro tecnici comunali debbono rispondere di imputazioni che vanno dal mancato allarme per non aver diramato l’allerta alle popolazioni per la «criticità elevata per rischio idrogeologico» all’omicidio plurimo colposo per il decesso di dieci persone (tra le quali due bimbi) tutti annegati tra Olbia e Arzachena. Alle morti sono collegati altri due fascicoli processuali, il primo riguardante il decesso di Francesco e ed Enrico Mazzoccu, padre e figlioletto di appena 3 anni, travolti dall’acqua nell’esondazione di un rigagnolo a Raica, una campagna a pochi chilometri da Olbia. Per due operai dell’Anas, il capo nucleo Salvatore Ledda, 50 anni di Quartucciu ma residente a Tempio e Ignazio Francesco Tuffu, 44 anni di Nuoro, il Pm inquirente Elisabeta Atzori ha chiuso l’indagini inviando l’avviso di conclusa inchiesta. Stessa notifica che ieri ha raggiunto, a Biella, Brunetta Poggianti, 68 anni, proprietaria della villetta di Lu Mulino, ad Arzachena dove annegarono, intrappolati come topi nelle cantine, i 4 componenti una famiglia di italo-brasiliani, i coniugi Isael Passoni e la moglie Cleide Mara Rodriguez con i loro figli di 16 e 18 anni Weriston e Kellen Laine. Per il crollo della strada di Monte Pinu, la provinciale Olbia Tempio numero 38 dove persero la vita i tempiesi Bruno Fiore, la moglie Sebastiana Brundu e la consuocera di Luras , Maria Loriga, il pm Angelo Beccu ha chiuso l’inchiesta aperta sui sei tra tecnici e progettisti delle provincia di Olbia e Sassari ritenuti responsabili, oltre che della morte delle tre persone e del ferimento grave di una quarta, di sottrazione e occultamento di documenti relativi alla progettazione e alla manutenzione (mai avvenuta) di quella strada. Ultima, tra le 5 inchieste chiuse ieri pomeriggio dal capo della procura Domenico Fiordalisi, l’indagine riguardante manutenzione e tombamento dei rii Gaddhuresu, Siligheddu e i ponticelli abusivi realizzati sul canale Ua Niedda, che servono da sovrappasso nelle campagne di Putzolu. Sono diciotto gli amministratori pubblici, ex assessori all’urbanistica, tecnici comunali e regionali per i quali si è conclusa l’inchiesta che li vede indagati di opere abusive e omicidio colposo plurimo.

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