La Nuova Sardegna

SARDEGNA CHI-AMA

Paolo Fresu racconta quel 18 novembre 2013

di Pasquale Porcu
Paolo Fresu racconta quel 18 novembre 2013

Il musicista spiega come è nato il concerto del 31 maggio organizzato per raccogliere aiuti per le popolazioni colpite dall'alluvione

18 novembre 2014
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SASSARI. È passato un anno esatto da quel tragico 18 novembre del 2013. Una giornata di lutto ma anche un momento per riflettere su quella triste emergenza.

«Il giorno dell'alluvione del 18 novembre 2013 mi trovavo a casa, a Bologna, con gli occhi incollati alle news della tv. Ho pensato immediatamente a un grande evento spettacolare e culturale per l'isola devastata. Da consumarsi non sull'onda dell'emozione ma quando si dimentica, forse troppo in fretta».

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Così Paolo Fresu racconta l'origine di “Sardegna chi_Ama”, l'iniziativa ideata dal trombettista di Berchidda, fatta propria come progetto speciale dalla Fondazione Banco di Sardegna e organizzata dall'associazione culturale Dromos, con un triplice obiettivo: recuperare soldi per le zone drasticamente colpite, riportare al centro dell'attenzione il problema Sardegna e, non ultimo, intraprendere un più ampio percorso di riflessione sulle tematiche del rapporto uomo-ambiente, nella convinzione che la cultura sia il più efficace strumento di cambiamento dei comportamenti. Due obiettivi, questi ultimi, cui “Sardegna chi_Ama” ha dedicato un manifesto etico e un convegno (il 30 maggio a Cagliari), sotto la direzione scientifica dell’urbanista Alessandro Delpiano.

Momento clou del progetto, come ha anche ricordato La Nuova in questi giorni la "maratona" di musica e spettacolo dello scorso 31 maggio a Cagliari i cui incassi, insieme alle donazioni raccolte attraverso i canali appositamente attivati, sono stati destinati al ripristino di nove scuole di altrettanti centri isolani, danneggiate dall'alluvione del novembre di un anno fa.

Protagonista della serata cagliaritana, condotta da Geppi Cucciari e Neri Marcorè, un nutrito e prestigioso cast di artisti, con grandi nomi della scena musicale nazionale e isolana, che hanno generosamente risposto all'appello di Fresu, dando vita (a titolo gratuito) a uno straordinario concerto di oltre quattro ore, premiato dal tutto esaurito all'Arena Grandi Eventi di Sant'Elia e da un milione e 462 mila spettatori per la diretta televisiva su RAI3 (con il 7,13% di share).

Di quel progetto abbiamo parlato con Paolo Fresu, rubando al trombettista mezzora di tempo, tra un impegno in sala di registrazione e un concerto a Londra per partecipare al festival che ogni anno organizza in quella città, Filomena Campus.

Paolo, come è nata l'idea dell'evento cagliaritano di "Sardegna Chi- Ama"?

«L'idea era quella di mettere su una manifestazione per la raccolta dei fondi a favore delle popolazioni sarde colpite dal nubifragio. Doveva essere, nei nostri intenti. Una manifestazione utile anche per riflettere sui temi del rapporto, in generale, tra uomo e ambiente. Spesso capita che di fronte alle emergenze tutti noi siamo tentati di agire sull'onda del momento. Salvo dimenticarsi tutto una volta cessata l’emozione. Invece dovrebbe essere più importante mantenere vivo il ricorda della tragedia e agire di conseguenza. Ed ecco perché abbiamo ritenuto importante organizzare qualcosa mesi dopo la tragedia di novembre».

Ma prima del 31 maggio di quest'anno, tuttavia, ci sono state altre manifestazioni per la raccolta fondi….

«Sì, naturalmente, nei giorni immediatamente dopo a quel 18 novembre ci siamo sentiti con diversi amici (da Flavio Soriga a Geppi Cucciari) per sapere che cosa potevamo fare. E abbiamo cominciato ad abbozzare qualche idea. Nel frattempo gli amici dell’Arena del Sole di Bologna ci hanno messo a disposizione la loro struttura per una manifestazione a favore degli alluvionati sardi. La serata è andata molto bene anche perché alcuni momenti di quella serata sono andati in onda, in diretta, su "Ballarò". In quella serata abbiamo raccolto 20 mila euro che abbiamo destinato alle comunità di Torpè e Onanì. E in quel caso abbiamo chiesto che quei denari servissero a ricostruire il parco giochi per i bambini di Torpè e l'antico lavatoio di Onanì, luoghi, entrambi, di forte valenza sociale. Progetti, dunque, non solo di solidarietà ma anche momenti importanti di riflessione e di ricostruzione per risanare delle ferite collettive».

Quel concerto di Bologna, poi, è stato replicato da altre parti?

«Certamente, lo stesso format abbiamo lo proposto anche in Basilicata, a Verona, Padova, Lecce e Suzzara».

In fondo il progetto di Sardegna Chi-Ama, così articolato e complesso, ha richiesto, suppongo, molto lavoro E' così?

«Certo, basti pensare che abbiamo cominciato a lavorarci il 10 gennaio del 2014. Uno degli obbiettivi era anche quello di produrre un disco, anzi un doppio disco, da fare uscire il 18 novembre. L'operazione è stata molto complessa. Pensate solo alla difficoltà di raccordare tutti i cantanti e i musicisti, ciascuno con impegni precisi e case discografiche diverse. Idem per quanto riguarda la realizzazione del disco. Ma alla fine il risultato è stato positivo. Io sono molto contento del risultato economico e soprattutto perché Sardegna Chi -Ama dimostra come l'arte e la musica possano suscitare momenti di riflessione e di crescita culturale. Oltrettutto abbiamo messo a punto un format che potrà essere usato, in futuro, se sarà necessario. E purtroppo, come vediamo in questi giorni, le emergenze non mancano e sempre di meno le popolazioni possono fare affidamento solo sull’intervento pubblico».

I fatti della Liguria e di Genova lo dimostrano...

« A questo proposito, ho parlato con Dori Ghezzi e Cristiano De André, che mi hanno chiesto di dare una mano per una operazione a favore delle popolazioni di Genova e della Liguria colpite dalle alluvioni di questi giorni».

Con quale criterio avete distribuito i fondi raccolti?

«Ovviamente ci siamo mossi in accordo con la Protezione Civile che ci ha indicato le priorità nel piano di ricostruzione delle scuole. E poi, invece di distribuire a pioggia i soldi raccolti, abbiamo puntato a completare interamente i progetti su ciascuna scuola»

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