La Nuova Sardegna

Giallo su un errore nel testo definitivo

Nel copia e incolla salta una riga che cancellava nove Asl e lo sbaglio scatena l’opposizione

13 novembre 2014
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CAGLIARI. Maledetto e frettoloso copia-e-incolla. È lui l’insidioso mandante di un giallo che non poteva mancare e si è materializzato all’articolo 6 della leggina, quello destinato a ufficializzare i commissari nelle attuali undici Aziende sanitarie. Maggioranza (a favore) e opposizione (contro) hanno votato l’emendamento che – così com’era scritto in malomodo sui fogli consegnati a consiglieri – prevedeva di fatto solo l’azzeramento del vertice delle due Aziende miste di Sassari e Cagliari. Delle altre no, e tutto per colpa di qualche click sbagliato nel passaggio da una bozza all’altra: evidente l’errore materiale, senza dubbio. Solo che quando qualcuno ha sollevato lo strano caso delle nove Asl all’improvviso fantasma, è scoppiato un putiferio. La sequenza è stata questa: in aula il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha annunciato a voce la correzione e per farlo ha richiamato un articolo del regolamento, ma il centrodestra è scattato lo stesso come una furia per poi abbandonare l’aula in segno di protesta: «Ci hanno fatto votare un testo poi si sono resi conto del pasticcio e con una furbizia provato a rimediare». Su questa traccia il centrodestra - con Pietro Pittalis e Alessandra Zedda (Forza Italia), Attilio Dedoni e Michele Cossa (Riformatori), Luigi Rubiu (Udc) e Paolo Truzzu (Fdi) – ha sparato per un’ora buona sul presidente del Consiglio. L’ha fatto con pallottole pesanti: «Una pessima gestione dell’aula come mai si era vista», oppure «cosa crede di essere ancora il sindaco di Sassari?», o un ancora più duro «è stato tutto brutale e da coatti». Il centrodestra ha continuato nel tiro al bersaglio, per annunciare a caldo: «Ricorreremo in ogni sede possibile, anche in quelle giudiziarie, contro quello che è stato un evidente abuso commesso in dispregio del Consiglio». Con gli ultimi pallettoni, ha fatto sapere infine che chiederà l’intervento della magistratura, ordinaria e amministrativa e se fosse necessario del Governo: «Un abuso come questo non può e non deve restare impunito». Gli animi non si sono rasserenati neanche dopo la replica garbata di Ganau: «Si trattava – ha detto – di un mero errore materiale che è stato corretto. Da sempre ho il massimo rispetto dell’Aula, ritengo di aver svolto ancora una volta il mio ruolo di garante e mi sono limitato ad applicare un specifico articolo del regolamento che disciplina casi come quello dell’emendamento all’articolo 6». Per chiudere con una replica più pepata: «Spiace che la minoranza abbia sentito l’esigenza di giustificare la propria contrarietà, sicuramente legittima, alla legge sulla sanità approvata dal Consiglio, tirando in ballo il mio vecchio incarico da sindaco di cui, com’è noto, vado molto fiero ed orgoglioso». Incidente chiuso? No, anche nelle ore successive le facce sono rimaste scure. Nulla è cambiato persino nell’attimo dell’immancabile e sempre condivisa sospensione dei lavori per un antico rituale: la pausa caffè alle 5 della sera. (ua)

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