La Nuova Sardegna

La lingua blu adesso non fa più paura

di Felice Testa
La lingua blu adesso non fa più paura

Nel 2014 solo 8 focolai. Un record dopo il primato negativo del 2013. Si punta su nuovi vaccini e trappole a led

05 novembre 2014
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CAGLIARI. La Blue Tongue è un flagello che colpisce le campagne della Sardegna da 14 anni. Una catastrofe che, tradotta in cifre, significa 750mila capi di bestiame morti, 22mila focolai rilevati, perdite economiche per oltre 175 milioni di euro e un danno al patrimonio genetico ovino ancora tutto da valutare. I dati, presentati da Marco Pittau in apertura del convegno «La febbre catarrale degli ovini», promosso, a Cagliari da Regione e Laore, parlano di un durissimo colpo dato al più importante comparto zootecnico dell’isola. Un’epidemia che ha avuto il suo apice nel periodo tra il 2000 e il 2002, alcuni anni di pausa, fino a una recrudescenza nel 2013, con un picco che si avvicina al record di inizio millennio. Un’importante remissione di focolai e di decessi di animali si è registrata nel 2014, sottolinea l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Arru. «Nel 2014 – precisa - gli ovini morti sono stati 15, i focolai 8. Nel 2013 ci sono stati 113.769 decessi e 15.777 focolai. Dal nostro insediamento abbiamo agito tenendo conto dell’emergenza, mettendo a disposizione per tempo i vaccini, istituendo un tavolo con l’assessorato all’Agricoltura. Non ci sono stati effetti collaterali né sulla qualità del latte né sulle nascite. Quello che ora occorre fare è confrontarci senza pregiudizi, sapendo che è una battaglia da condurre insieme. Le malattie e le epidemie sono internazionali e non un fenomeno sardo. Il convegno di oggi lo ha dimostrato, indicando le aree di diffusione del virus della Lingua Blu nel mondo». La battaglia contro la Blue Tongue è tutt’altro che vinta, il virus non è stato debellato ma ci sono nuove speranze e una diversa consapevolezza del percorso da fare. La via maestra, secondo Polly Roy, docente alla London School di igiene e medicina tropicale, considerata una delle massime virologhe viventi, resta quella della vaccinazione. «Il virus della Blue Tongue – spiega – è partito agli inizia del ’900 dal Sud Africa e si è esteso, praticamente a tutti i paesi del mondo, ed è presente con 25 sierotipi diversi. Il nostro laboratorio ha elaborato un vaccino sintetico, il Vlp, che imita il virus ma non contiene materiale genetico e non si replica nell’animale. Attraverso un cocktail di vaccini riusciamo a colpire tutti i sierotipi esistenti. Abbiamo fatto tesoro degli errori del passato e il Vlp offre una protezione totale, senza effetti collaterali».

Altre soluzioni sembrano, tuttavia, possibili, in una logica di lotta integrata. Tra le armi possibili quella illustrata da Anna Liscia, del dipartimento di Scienze della vita e dell'ambiente, dell’università di Cagliari. Il team dell’università di Cagliari ha elaborato un sistema di trappole a luce, innescate con Kairomoni, ormoni sessuali degli insetti. Un metodo che ha dato risultati positivi nel controllo della popolazione di Culicoides e che ha il pregio di costare poco e di avere un impatto ambientale praticamente nullo. La tecnica proposta dall’università di Cagliari, piace al Movimento dei pastori sardi: «Il problema - dichiara Felice Floris, leader del Mps - è ridurre il numero degli insetti. Qualunque cosa non sia il vaccino, per noi allevatori va benissimo. Le trappole hanno il vantaggio di essere pulite, ecologiche senza danni per l’ambiente».

Il vettore del virus della Blue Tongue, il moscerino Culicoides, è un pezzo di preistoria vivente: «Ha fatto la sua comparsa 94 milioni di anni fa – precisa Miguel Angel Miranda Chueca, zoologo, docente dell'Università delle isole Baleari – e già allora, probabilmente succhiava il sangue dei dinosauri. Il controllo dei Culicoides è difficile, non esistono prodotti specifici, solo insetticidi generali. I repellenti si sono rivelati efficaci in laboratorio ma non sul campo. Per combatterlo dobbiamo conoscere sempre meglio questo insetto, solo così sarà possibile intervenire in modo efficace». La proposta di un programma di controllo integrato ai vettori della Blue Tongue, viene presentato da Gavino Delrio, professore emerito di entomologia, del dipartimento di agraria dell’università di Sassari: «La ricerca - afferma - deve avere come obiettivo lo studio delle specie vettrici, il rilevamento dei siti di sviluppo larvale, la sperimentazione di tecniche di lotta. Deve puntare a fornire informazioni agli allevatori per la gestione igienica delle aziende e per la riduzione dei focolai larvali e la lotta diretta contro adulti e larve dei Culicoides». A conclusione del convegno, l'assessore regionale all’Agricoltura, Elisabetta Falchi, lancia un appello all'unità: «Quello che è accaduto nel 2013, non dovrà più ripetersi. Vogliamo creare un nuovo percorso in un clima di collaborazione e con un approccio collettivo al problema».

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