La Nuova Sardegna

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«Il simbolo Mamuthones non si può infangare»

di Mattia Sanna
«Il simbolo Mamuthones non si può infangare»

In Barbagia è polemica sull’uso del nome per il blitz dei carabinieri a Viterbo. Il presidente della Pro loco: «Ci hanno associato a un’organizzazione criminale»

05 novembre 2014
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MAMOIADA. “Operazione Mamuthones”, la comunità mamoiadina si indigna. È di lunedì la notizia dell'esecuzione di numerose ordinanze di custodia cautelare a Viterbo. I carabinieri del comando provinciale hanno sgominato una banda di malviventi di orgini sarde.

Ai tredici fermati vengono contestati una serie di reati: furto, danneggiamento, incendio doloso, estorsione, ricettazione, possesso di armi clandestine, traffico di sostanze stupefacenti. Un'azione importante nei numeri delle forze impiegate, nei mezzi utilizzati, per le indagini portate avanti e per i risultati ottenuti.

Ma all’operazione è stato dato il nome della tipica maschera del borgo barbaricino. Una scelta infelice, secondo molti. Tanto che la polemica in poche ore è montata tra i social network registrando numerosi commenti negativi e discussioni animate.

«Provo estremo disgusto», ha scritto per primo Antonio Mele, presidente della Pro loco, nella pagina ufficiale della associazione, che da decenni esporta e fa conoscere il patrimonio culturale mamoiadino in tutto il mondo.

Prova a gettare acqua sul fuoco il sindaco Graziano Deiana. «Credo – dichiara il primo cittadino – che dietro il riferimento al Mamuthone ci fosse alla base una caratterizzazione positiva». L’idea, insomma di un uomo animato dalla balentia e dal coraggio, che è in grado di governare le difficoltà e di risolvere i problemi, mettendo fine, in questo caso, a disegni criminosi così temibili».

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