La Nuova Sardegna

paulilatino

Pensionato ucciso in casa a bastonate, è caccia all’assassino

Luca Fiori
I carabinieri sul luogo del delitto e una foto della vittima, Giovanni Casula
I carabinieri sul luogo del delitto e una foto della vittima, Giovanni Casula

Giovanni Casula è stato trovato sull’uscio dalla sorella in una pozza di sangue. Forse volevano dargli una lezione: un delitto d’impeto, non premeditato

01 novembre 2014
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PAULILATINO. Massacrato a bastonate sull’uscio di casa. È morto così - con la testa fracassata e ferite su tutto il corpo, Giovanni Casula - allevatore in pensione di 69 anni di Paulilatino, trovato ieri mattina, riverso in una pozza di sangue all’interno della sua abitazione in via IV Novembre, dalla sorella Angela. Per gli inquirenti non ci sono dubbi: l’uomo è stato ucciso con un bastone o con il manico di un attrezzo agricolo e poi abbandonato nell’andito da qualcuno che forse era semplicemente andato a dargli una lezione. O a fargli pagare qualche errore legato al suo passato.

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Sulla parte esterna del portoncino d’ingresso i carabinieri hanno trovato i segni del tentativo di effrazione - diversi colpi dati forse con la stessa arma con cui è stato commesso l’omicidio che non è stata ritrovata - e la chiave d’ingresso spezzata. L’uomo, che viveva solo dopo la morte del fratello, la lasciava sempre fuori - raccontano i compaesani mentre gli inquirenti cercano qualcosa che possa portarli all’assassino - perché non aveva nulla da temere. Giovanni Casula viveva con una piccola pensione e in casa non c’era niente che valesse la pena rubare. Beveva parecchio e spesso, quando finivano i soldi della misera pensione, chiedeva in giro qualche euro per potersi pagare da bere. Per questo i militari del reparto operativo del comando provinciale di Oristano e della compagnia di Ghilarza che indagano sull’omicidio, escludono la pista del tentativo di rapina finito male. In casa l’uomo non aveva soldi. In passato l’allevatore aveva avuto qualche guaio con la giustizia. Qualcuno in paese racconta di un figlio avuto da una relazione con una donna non del posto, ma altri sostengono che fosse frutto della sua fantasia.

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Poco prima delle 9 di ieri, la sorella è andata a trovarlo, come faceva tutti i giorni, per portargli da mangiare e per dare una riordinata al bilocale che si trova a pochi passi dal movimento ai caduti di via Nazionale. Quando ha aperto la porta si è trovata davanti il corpo del fratello. Giovanni Casula era riverso a pancia in su e con i piedi verso la porta, accanto ai due gradini che conducono all’esterno dell’abitazione. Inizialmente non è stata esclusa neanche l’ipotesi dell’incidente domestico. Ma nel corso della giornata, dopo i rilievi dei carabinieri del Ris di Cagliari e la ricognizione del medico legale Roberto Demontis, la pista seguita dagli inquirenti è stata quella dell’omicidio. Forse d’impeto, perché è difficile pensare di andare ad uccidere una persona con un bastone. Quando ha visto il fratello per terra la donna è corsa verso la strada principale per chiedere aiuto. Ha trovato una vicina di casa e insieme hanno chiamato il 118.

«L’ho accompagnata a casa e ho spinto la porta, quando visto il corpo per terra e sangue tutto intorno ho avuto paura e ho richiuso subito il portoncino», ha raccontato la donna, che a sua volta, cinque anni fa, aveva avuto il fratello ammazzato in un viottolo di campagna. Quando le due donne hanno aperto la porta la luce era accesa, segno che quando Giovanni Casula si è trovato davanti il suo assassino era ancora buio. Giovedì pomeriggio alcuni compaesani lo avevano visto nella piazza del paese, seduto su una panchina. La sera non era andato a bere nel solito circolo che il giovedì osserva il turno di chiusura. Forse aveva bevuto qualcosa in qualche altro bar del centro e poi aveva fatto rientro a casa. L’assassino ha atteso che le strade fossero deserte e poi si è presentato davanti alla sua abitazione con un bastone in mano. Quello che è accaduto dopo dovranno stabilirlo i carabinieri. I medici del 118 ieri mattina hanno subito avuto il sospetto che potesse trattarsi di un’aggressione e hanno chiamato il 112.

«Aveva il vizio di rubare» raccontano alcuni compaesani che chiedono di rimanere anonimi. Forse chi lo ha ucciso voleva solo intimidirlo. Giovanni Casula potrebbe aver reagito o tentato di impedire al suo assassino di entrare in casa, facendogli perdere la testa. Stamattina il medico legale eseguirà l’autopsia nelle cliniche universitarie di Monserrato. Al momento non ci sono indagati. Gli investigatori, guidati dal capitano Alfonso Musumeci, hanno interrogato decine di persone ed eseguito alcune perquisizioni.

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