La Nuova Sardegna

Mesina e il caveau di Coopservice

di Mauro Lissia
Mesina e il caveau di Coopservice

Nelle mappe trovate a Orgosolo le abitudini dell’imprenditore Gavino Satta, obiettivo della banda

31 ottobre 2014
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CAGLIARI. Il caveau della Coopservice di Sassari è una sorta di eldorado: assicurato fino a 25 milioni di euro, è un deposito di denaro che può far gola a qualsiasi banda di criminali. Mesina lo sapeva e forse progettava di prelevare il titolare della società di vigilanza e portavalori Gavino Satta, condurlo in via Caniga alla sede sassarese della società, costringerlo ad aprirlo superando i sistemi di sicurezza e svuotarlo. Il colpo del secolo? Nell’immaginazione dell’ergastolano di Orgosolo ballava con ogni probabilità qualcosa del genere. Oppure l’obbiettivo era semplicemente di rapire l’imprenditore cinquantatreenne di Uri, un ostaggio di lusso il cui sequestro avrebbe rinverdito la fama di Mesina e soprattutto alimentato le sue tasche. Una delle due, altrimenti non si spiega perché chiusi in una valigetta nella sua casa orgolese - come è emerso ieri mattina in tribunale, al processo per traffico di droga e altri reati - i carabinieri hanno trovato una serie di mappe disegnate a mano, con percorsi e luoghi che rimandano alle abitudini di Satta: una descrive il tragitto che l’imprenditore percorre dall’abitazione di Uri alla sede della Coopservice, un’altra è l’area di sosta dell’aerostazione di Fertilia dove Satta parcheggia la sua Audi station wagon quando parte per la penisola. La terza riguarda gli uffici sassaresi della società, mentre qualche accenno al piano emerge anche in una conversazione tra Mesina e l’autista, all’interno della Porsche Cajenne dell’ex latitante, intercettata il 12 aprile 2012: «Sì - ha confermato Satta, rispondendo alle domande del pm Gilberto Ganassi che l’ha chiamato a testimoniare - mi riconosco in questi movimenti e in questi luoghi, fanno parte delle mie abitudini quotidiane». L’imprenditore ha raccontato al tribunale presieduto da Massimo Poddighe di aver saputo dei documenti solo quando Mesina è stato arrestato: non si era accordo che qualcuno l’aveva pedinato, era ignaro di qualsiasi progetto criminale che riguardasse se stesso e la sua famiglia.

Satta ha ricordato di aver cominciato la sua carriera negli anni ottanta come semplice guardia giurata nell’istituto di vigilanza Executive, che in seguito venne incorporata nella Coopservice, un colosso della sicurezza con 17 mila dipendenti in tutta Italia.

Chiuso l’esame pubblico di Satta il tribunale ha sentito la testimonianza dei tecnici Giuseppe Saba e Andrea Cappai, che hanno ricostruito il lavoro compiuto durante la fase delle indagini. Da tabulati e celle telefoniche sono risultati i movimenti di Mesina e di altri imputati, gli incontri con esponenti della criminalità, le trattative per le partite di droga. Il difensore di Mesina, l’avvocato Maria Luisa Vernier, ha contestato il livello di dettaglio delle localizzazioni avvenute attraverso l’individuazione delle celle, che - ha confermato uno dei tecnici - sarebbe di trenta chilometri: per la difesa cadrebbe di conseguenza la certezza sostenuta dall’accusa di alcuni incontri avvenuti a Milano e forse di altri in Sardegna. L’udienza è andata avanti con l'esame del colonnello del Gico della Finanza che ha eseguito gli accertamenti patrimoniali su Gigino Milia, anch'egli arrestato il 10 giugno 2013 nell’operazione che ha portato in carcere 25 persone accusate di traffico di droga e vari altri reati. L'avvocato Roberto Delogu, difensore di Milia, ha contestato gli accertamenti: ci sarebbe un errore nei conteggi complessivi sul reddito dell’imputato, ma per l'accusa si tratta solo di un errore materiale che non giustifica la sproporzione del patrimonio posseduto dall'imputato rispetto ai redditi indicati. Il dibattimento proseguirà il 20 novembre. Con Mesina - che secondo il difensore renderà più avanti dichiarazioni spontanee - sono imputati al dibattimento pubblico l'avvocato Corrado Altea, Franco Pinna, Efisio Mura, Enrico Vinicio Fois e Luigi Atzori. Gli altri presunti componenti la banda Mesina sono a giudizio abbreviato davanti al gup Cristina Ornano.

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