La Nuova Sardegna

Crisi Meridiana, l’ok ai tagli è arrivato dall’Aga Khan

Crisi Meridiana, l’ok ai tagli è arrivato dall’Aga Khan

La decisione presa in un vertice con l’ad Scaramella, che ha rischiato di perdere il posto

25 ottobre 2014
3 MINUTI DI LETTURA





OLBIA. C’era un (potenziale) solo esubero in questa lunghissima settimana di Meridiana. Insospettabile, impensabile. Perché quello che ha rischiato di perdere il proprio posto non è un dipendente qualsiasi: è il numero 1, è l’ad, Roberto Scaramella.

Una battuta aiuta a ricostruire il retroscena di una vicenda in cui l’Aga Khan avrebbe potuto prendere una decisione clamorosa. L’ha fatta proprio Scaramella, ieri, dopo il lungo colloquio a porte chiuse tra lui, i suoi dirigenti, il ministro Poletti, i funzionari e la Regione. Quando l’esponente del governo Renzi ha convinto l’ad a rinviare tutto e l’ha saluto dicendogli, “ci vediamo lunedì, allora?”, Scaramella, con un sorriso velato dalla preoccupazione, gli ha risposto: “Se ci sarò, io, lunedì...”.

A una prima lettura, può sembrare un modo per dire: tanto abbiamo deciso di licenziare, quindi non verrò. Ma il comunicato emesso molte ore dopo dalla società smentisce questa tesi: perché Meridiana, nonostante lo strappo, lunedì sarà presente al ministero per discutere degli ammortizzatori sociali.

E allora, che cosa voleva dire Scaramella? Che la sua decisione di rinviare ancora la scelta - dopo sei settimane di trattative, due incontri, martedì e ieri, andati a vuoto - poteva costargli il ruolo di amministratore delegato.

Questo perché, già da lunedì, il mandato del proprietario, l’Aga Khan, e del fondo Akfed, era chiaro: i licenziamenti, decisione dolorosissima, non sono più rinviabili perché sono l’unico modo per salvare l’azienda. Concetti forti che, più volte, sia Scaramella che il presidente di Meridiana, Marco Rigotti, la voce di Karim, hanno espresso anche sulla stampa nazionale.

Scaramella, in qualche modo, in questi giorni, ha cercato di conciliare il rispetto verso l’incarico ricevuto con la doverosa, per lui, collaborazione con il Governo che offriva una mediazione. L’ha fatto fino a ieri alle 14,20, quando il vertice al ministero si è concluso senza esito.

A quel punto è cominciata una lunghissima trattativa tra Scaramella e la proprietà. Collegati in conference call con Roma, l’Aga Khan e i dirigenti di Akfed hanno ascoltato le parole dell’ad, si sono fatti spiegare il perché del no dei sindacati alla proposta del Governo. Perché quella era una scommessa di Scaramella: se i sindacati avessero detto sì al Governo allungando così i tempi, lui avrebbe perso la partita e il posto. Hanno poi cercato di capire che cosa volesse dire differire tutto a lunedì. Operazione complicata, per manager anglosassoni non abituati alla politica italiana. Perché il Governo, in qualche modo, voleva anche evitare rotture nella settimana dell’appello del Papa (i canali diplomatici dell’Aga Khan, capo ismailita, l’avrebbero saputo a cose fatte) e della manifestazione, oggi, della Cgil. L’Aga Khan, che in parte italiano è, ha capito tutto e ha deciso: basta perdere ancora tempo, e ha dato il via libera ai licenziamenti. (g.pi.)

In Primo Piano
Politica

Regione, la giunta Todde annulla la delibera per la costruzione di quattro nuovi ospedali

Le nostre iniziative