La Nuova Sardegna

Pigliaru: «Meno Asl per ridurre la spesa»

di Umberto Aime

In Consiglio è cominciato il dibattito sul riordino della sanità. Ruggeri (Pd): conti impazziti. Cossa (Riformatori): legge flop

23 ottobre 2014
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CAGLIARI. Le furbate, fa sapere, non gli piacciono. Mai. Certo, sa bene anche lui che sarebbe bastata una leggina-sprint, di un solo articolo per mettere fine e in fretta ai rapporti travagliati con i manager ereditati dal centrodestra. Però niente giochi di prestigio, sulla sanità. Su questo terreno scivoloso sempre zeppo d’insidie, faide e crisi politiche, il governatore del centrosinistra, Francesco Pigliaru ha altre idee: «Non vogliamo imporre nulla. La gente – dice – deve essere coinvolta nel progetto e va rassicurata. Diciamolo subito, a tutti: la chiusura di un ufficio amministrativo non vuol dire perdere servizi, anzi con la razionalizzazione e l’efficienza aumenteranno». Ci hanno provato in molti a farlo, lui vuole riuscirci: «Potrei dire che non abbiamo scampo. Non possiamo più permetterci una sanità che costa quasi 3,5 miliardi, molto oltre il 50 per cento del bilancio della Regione». Per poi continuare: Basta pensare che sia tutto, sempre e solo un gioco di poltrone e potere. No, servono meno Asl, perché una volta ridotto il numero, sarà più facile controllare la spesa e migliorare le prestazioni».

La maggioranza. Il concetto espresso dal presidente è semplice e ovvio, persino didascalico, ma se fino a poche ore fa sembrava impossibile da accettare per buona parte della maggioranza, ora pare aver fatto breccia anche fra gli alleati più riottosi. Il primo a dirlo è Daniele Cocco (Sel): «L’ascia di guerra è sotterrata». Persino nel Pd (molto lacerato sul taglio) i possibilisti sono in aumento, mentre in altri partiti, quelli contrari anche a una sola Asl in più, sembrano essersi rasserenati. Dopo ben due vertici di maggioranza, uno alle otto del mattino e l’altro nel tardo pomeriggio, Centro Democratico e Partito dei sardi, ora dicono: «Finalmente è tutto molto più chiaro e tutta la coalizione sa che le Aziende saranno come minimo dimezzate».

Il dibattito. In questo clima di nuovo sereno – sintesi perfetta e ottimista dell’assessore alla Sanità, Luigi Arru – è cominciato il dibattito in Consiglio sulla nuova Azienda per le emergenze, passo decisivo verso quello che presto dovrebbe essere il «sistema regionale», secondo Pigliaru e secondo Arru. «Non possiamo perdere altro tempo», è stato l’esordio in aula del relatore di maggioranza Luigi Ruggeri (Pd). «La bilancia sanitaria ormai è fuori controllo, quest’anno il disavanzo è già intorno ai 400 milioni e purtroppo è peggiorata anche la qualità delle prestazioni. Cioè: abbiamo speso di più e avuto molto meno». Nella proposta di legge del Partito democratico, quella in discussione, per fermare il disastro oltre al 118 regionalizzato, ci sono lo strategico Centro unico di spesa, ad esempio le siringhe non possono avere prezzi diversi a seconda delle Asl che le acquista, e la trasformazione dei piccoli ospedali in centri di prima accoglienza sanitaria. «Non ha più senso avere troppi ospedali dove neanche i residenti vogliono andarci, perché sanno che non offrono qualità», è un altro dei concetti del Pigliaru pensiero. Sempre in aula Ruggeri non ha accennato che alla madre di tutti i problemi, la riduzione delle Aziende appunto: «Questa non è una riforma, ma l’avvio di un nuovo modello per mettere in sicurezza il sistema sanitario regionale». Al resto dovrà pensarci la Giunta, con un disegno di legge atteso per la fine di novembre, mentre di sicuro le Asl verranno commissariate entro la fine del mese. Quante saranno in futuro le Aziende: quattro o al massimo sei, almeno stando al numero delle «strutture amministrative intermedie» ipotizzate da un altro assessorato, quello agli Enti locali.

La minoranza. Chi non crede a tutto questo è il centrodestra. Il relatore di minoranza, Michele Cossa dei Riformatori, lo detto: «La proposta del Pd è solo una foglia di fico. Non sono sanno dove andare e cosa fare, ma abbiamo capito eccome la tattica: scaricare le colpe sui manager in carica, per poi occupare il potere con una leggina pasticciata e destinata a peggiorare la situazione almeno nei costi». È così contrario il centrodestra che martedì alla ripresa del dibattito – come annunciato dal capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis – presenterà 500 emendamenti: «Li vogliamo sfidare in campo aperto e allora sì che salteranno fuori le divisioni». La trappola è pronta, il centrosinistra è avvertito.

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