La Nuova Sardegna

Stop ai licenziamenti ora si tratta a oltranza

di Guido Piga

Nel tavolo al ministero l’azienda prima sceglie la linea dura, poi discute I sindacati valutano la possibilità di accettare tagli tra gli esuberi

22 ottobre 2014
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OLBIA. Una cosa all’italiana. Tutti contenti, nessuno contento. Anche nella crisi di Meridiana, da ieri, ci sono mezze soluzioni, mezze vittorie e mezze sconfitte. Con un documento firmato dal Governo che, dopo aver fatto per tutta la giornata l’allenatore con l’azienda (“fai questo”) e con i sindacati (“accettate questo”), indossa alla fine la maglia dell’arbitro e dice: “ora decidete voi se accettare la nostra proposta, avete tempo fino a venerdì”.

Perché è successo un po’ tutto e il contrario di tutto, nelle sei ore di trattative al ministero del Lavoro, via Flavia, Roma. Partiamo dal finale. Primo punto della storia. Meridiana, fino a qualche ora prima determinatissima a licenziare («altrimenti chiudiamo, ma non falliamo»), ha deciso di congelare la procedura sugli esuberi. La aprirà solo per chi - nel periodo in cui ci sarà la copertura degli ammortizzatori sociali, dai 4 ai 6 anni - maturerà l’età per andare in pensione e per chi, volendo garantirsi questo lungo tempo sotto l’ombrello dello Stato, volontariamente vorrà uscire dall’azienda. Due operazioni da completare entro il 31 dicembre.

È un passo indietro deciso dall’ad Roberto Scaramella, al termine del pressing ricevuto dai ministri Poletti (Lavoro) e Lupi (Trasporti) nel loro incontro riservato. Una marcia indietro che non è stata commentata ufficialmente dalla società. Lo farà oggi. Una decisione che, nelle ore notturne, passerà al vaglio dell’Aga Khan. Sarà d’accordo, lui che ha speso milioni e milioni per coprire le continue perdite? Sarà felice di dover continuare la trattativa fino quasi a giugno?

E qui siamo al secondo punto della storia. Anche i sindacati, che possono festeggiare lo stop ai licenziamenti (almeno, a quelli immediati), hanno dovuto incassare due no. Il primo no è alla loro richiesta - all’insegna del “o tutti salvi o tutti licenziati” - di avere altri due anni di cassa integrazione. L’azienda non li darà, il Governo non li pretenderà. Il secondo no subìto è sull’unificazione di Meridiana e Air Italy. Il ministero ha spiegato chiaramente che la divisione delle due compagnie è legittima e che la discussione deve restare solo sugli esuberi di Meridiana.

Ottenuto il pareggio sull’1-1, il Governo nel documento fissa un’altra partita. Pensionati e volontari a parte, nei prossimi mesi coperti dalla cassa integrazione, ancora otto in tutto, azienda e sindacati dovranno confrontarsi ancora. «Per accompagnare la positiva gestione degli esuberi residuanti, attraverso azioni di riassorbimento interno nel gruppo Meridiana,- è scritto nel testo del Governo - e con la presentazione di opportunità occupazionali anche derivanti da politiche attive del lavoro».

Che cosa vuole dire? Che i licenziamenti, ora sospesi, potrebbero esserci comunque. Nessuno lo può escludere. E che comunque Meridiana ha il diritto di dire ai lavoratori di Meridiana (piloti, hostess) di passare in Air Italy. Perché questo vuol dire “riassorbimento interno”.

Una sfida apertissima, tutta da giocare, insomma. Né l’azienda né i sindacati hanno firmato quel documento. La prima, forse, perché in attesa del via libera dell’Aga Khan. I secondi del lasciapassare dei lavoratori. Ci sarà un’assemblea. La domanda sarà secca: diciamo “sì” o “no”? E qui, forse, ciascuna parte spera che sia l’altra a tirarsi indietro prima di venerdì, giorno in cui il Governo, quella risposta, lo vorrà avere.

Perché gestire la base dei lavoratori appare operazione ad alto rischio, visto che le premesse erano “zero esuberi”. Per dare l’idea del clima bastano alcuni fatti. Quando Meridiana ha detto, “noi confermiamo i licenziamenti”, la Uil ha risposto, “continuiamo a trattare per trovare alternative” e, solo per questo, si è presa brutte parole nel mondo reale e in quello virtuale. Poi la trattativa c’è stata. E quando Meridiana ha detto “ok, blocchiamo i licenziamenti” e il Governo ha dunque proposto la bozza d’accordo, l’Usb ha detto no e ha rischiato di spaccare il fronte. Alla fine il suo leader, Francesco Staccioli, ha detto: “Ci sono cose che vanno bene, altre no. Ora pretendiamo la lista unica del personale” (posizione sostenuta anche dalla Cgil). Che vuole dire: se licenziamenti devono esserci, tocchino sia Meridiana che Air Italy. Ma questo può voler dire un’altra cosa: accettando la logica della lista unica, i lavoratori di Meridiana, cacciati quelli di Air Italy, dovrebbero prendere il loro posto lì, in Air Italy, a quelle condizioni.

E dunque, è stato fatto un passo in avanti? Si accetterà la bozza del Governo? Arnaldo Boeddu (Cgil): «Bene il blocco dei licenziamenti, ora faremo le assemblee e lasceremo che siano i lavoratori a decidere che cosa è giusto fare». Elisabetta Manca (Uil): «Bene il governo che ha bloccato i licenziamenti, ora spiegheremo i contenuti del documento governativo e ci rimettiamo ai lavoratori: solo loro possono dire se va bene o male».

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