La Nuova Sardegna

Massacrato un altro delfino

di Claudio Zoccheddu
Massacrato un altro delfino

San Vero Milis, la scoperta della Forestale nella spiaggia di Sa Rocca Tunda

22 ottobre 2014
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SAN VERO MILIS. Quando l’hanno visto arrivare trascinato dalla corrente l’hanno scambiato per un tronco d’albero. Una svista corretta subito dopo, quando lo strano oggetto affusolato si è avvicinato alla costa fino a spiaggiarsi sull’arenile di Sa Rocca Tunda, nella marina di San Vero Milis. Quello che poteva sembrare uno dei rifiuti che il maestrale deposita sulla spiagge della zona era invece la carcassa di un delfino quasi adulto lungo un metro e cinquantacinque, barbaramente mutilato sul dorso. Un taglio che non poteva essere il frutto di un incontro ravvicinato con un elica o con i denti aguzzi di un grosso pesce: «Quando siamo arrivati a Sa Rocca Tunda ce ne siamo resi conto all’istante», spiega il direttore dell’Area marina del Sinis, Giorgio Massaro, che ha raccolto la segnalazione degli agenti del corpo forestale. «Il deflino era stato sfilettato da una mano esperta e gli erano stati asportati alcuni muscoli dorsali. Un’operazione che deve essere avvenuta poche ore prima del ritrovamento della carcassa». Guarda caso, quello che è stato asportato con un taglio piuttosto incerto è anche una delle parti più ricercate da chi non si fa scrupoli a mettere sotto i denti le carne del delfino. «Per quanto siamo stati in grado di vedere, anche delle fotografie, i segni sul dorso non erano precisi come quelli che mi è sembrato di vedere su Goccia, il delfino di Golfo Aranci. Tuttavia, siamo certi che dietro la mutilazione ci sia la mano dell’uomo. Sicuramente una mano molto meno esperta ma, spiace dirlo, altrettanto pericolosa». Le analogie con il caso di Goccia sono lampanti e, ovviamente, desta molta preoccupazione il breve periodo di tempo in cui si sono verificati i due casi gemelli. «Succedeva anche prima - conferma Massaro - ma si trattava di casi rarissimi, speriamo non si ripetano». Una speranza che potrebbe essere confermata, o smentita, dagli esami effettuati sulla carcassa dell’animale all’istituto zooprofilattico di Oristano. Saranno i medici oristanesi a stabilire se l’animale sia stato sfilettato prima o dopo la morte e se la sua cattura sia stata un atto fortuito o il frutto di una barbara battuta di caccia.

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