La Nuova Sardegna

Martiri turritani, un culto di 400 anni

di Antonio Meloni
Martiri turritani, un culto di 400 anni

Da oggi a giovedì il convegno di studi sugli scavi che hanno consentito il ritrovamento dei corpi

22 ottobre 2014
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SASSARI. Cinque giorni di scavo dentro la basilica per intercettare, in un ambiente sotterraneo, tre sepolture che giacevano interrate a pochi metri dalla superficie. Era il 19 giugno 1614 e quella scoperta segnò l’inizio di una vicenda affascinante impregnata di fede e scienza. In quel sito, infatti, riposavano le spoglie dei martiri turritani, Gavino, Proto e Gianuario.

A quattrocento anni dall’evento che diede nuovo impulso al culto, già vivo, nei confronti dei tre santi, Porto Torres celebra la ricorrenza con il convegno “Gavino Manca de Cedrelles, gli scavi nella cripta”, in programma, da oggi al 25 ottobre prossimi, nella Basilica turritana. I dettagli del programma sono stati illustrati – durante un incontro con la stampa nell’Episcopio di Sassari – dall’arcivescovo padre Paolo Atzei affiancato da monsignor Giancarlo Zichi (responsabile dell’Archivio diocesano), don Mario Tanca (parroco della basilica di San Gavino), Alessandra Peloso (assessore alla Cultura del comune di Porto Torres) e Giuseppe Piras (Centro studi San Gavino). Incentrato sulla figura dell’allora vescovo turritano Gavino Manca de Cedrelles, il convegno è stato pensato con l’intento di ricostruire la storia degli scavi e della temperie socio-culturale nella Sardegna settentrionale.

Fu il vescovo Manca de Cedrelles, infatti, animato da genuina devozione e passione per la scienza, a promuovere la campagna di scavo nel sito turritano. Fece arrivare da Genova maestranze specializzate e chiamò gli esperti gesuiti, Diego Pinto e Giovanni Barba, particolarmente competenti come epigrafisti.

Non si limitò a fare da osservatore, lui stesso partecipò agli scavi fino alla scoperta dei «tre corpi santi».

Le reliquie, per prudenza vennero portate a Sassari e poi custodite in Episcopio. Le coste, infatti, erano ancora insicure per via delle continue incursioni saracene.

Tutto scritto nero su bianco in un documento straordinario, il Codice originario del processo di scavo, volume del 1614, custodito negli archivi della curia di Sassari e mostrato ieri durante la conferenza stampa. L’apertura dei lavori è, dunque, per oggi, alle 19: dopo i saluti delle autorità, lo storico Raimondo Turtas (università di Sassari) parlerà della chiesa turritana nel primo decennio del 600 e l’archeologo Raimondo Zucca (università di Sassari) di archeologia cristiana nella basilica di San Gavino, seguirà una cena seicentesca. Domani, sempre alle 19, sarà la volta della storica dell’arte Marisa Porcu Gaias che farà il punto sull’iconografia dei martiri turritani, mentre la filologa Anna Maria Piredda (università di Sassari) riferirà sulla storia del pellegrinaggio alla basilica. Venerdì 24 ottobre, Giancarlo Zichi rievocherà la figura del vescovo Manca de Cedrelles e Maria Francesca Depalmas (università di Sassari) ricostruirà la storia degli scavi.

La conclusione dei lavori, sabato 25 ottobre, alle 19, è affidata all’arcivescovo di Sassari padre Paolo Atzei. Ogni serata si chiuderà con un concerto di musica barocca.

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