La Nuova Sardegna

Per Ebola nessun allarme, ma la sanità sarda è pronta

di Luigi Soriga
Per Ebola nessun allarme, ma la sanità sarda è pronta

Le équipe del 118, gli staff di malattie infettive delle cliniche di San Pietro di Sassari e del reparto ospedaliero del Santissima Trinità di Cagliari sono in grado di affrontare l’emergenza

20 ottobre 2014
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SASSARI. Di piani segreti per Sassari nessuno ha sentito parlare. E non esiste alcuna comunicazione su possibili trasferimenti nelle strutture cittadine di pazienti affetti da ebola. Però sia l’équipe del 118 che lo staff di Malattie infettive delle cliniche di San Pietro sono pronti a fronteggiare eventuali emergenze. Hanno recepito i protocolli regionali e stanno per dotarsi delle attrezzature sanitarie idonee a fronteggiare forme virali particolarmente aggressive. Le possibilità che tutta questa mobilitazione possa essere poi messa in campo per un intervento concreto, in realtà è estremamente remota. Non esistono voli diretti con le località africane dove si sono sviluppati i focolai, e ogni arrivo sarebbe filtrato da diversi controlli. Tuttavia il reparto Malattie infettive di Sassari, che assieme a Cagliari è la struttura che possiede i requisiti, deve tenersi pronto per accogliere casi di sospetto contagio. E la procedura si attiverebbe in questo modo. I primi a entrare in azione sarebbero le ambulanze medicalizzare del 118.

«Il nostro personale ha già frequentato dei corsi negli anni precedenti – dice il direttore del 118 Piero Delogu – e ora occorre solo un aggiornamento. È molto importante che i medici apprendano alla perfezione tutta la procedura di vestizione e svestizione, perché è questa la fase più critica sotto il profilo della sicurezza. Se le operazioni vengono svolte in maniera corretta, il rischio contagio è praticamente azzerato». In questo momento l’Asl non possiede le tute, i guanti, i calzari e le mascherine, ma tutti questi presidi sono stati già ordinati e dovrebbero essere disponibili nell’arco di due settimane. «Nel frattempo stiamo raccogliendo delle protezioni scadute – spiega Delogu – in modo da portarci avanti con l’addestramento». Le tute saranno intere, in modo che si possano indossare in un unico passaggio, e naturalmente monouso. E tutto il materiale, una volta utilizzato, verrà bruciato e smaltito». Anche l’ambulanza mobilitata per il trasporto di un paziente sospetto, ultimata la corsa andrà direttamente nella rimessa per essere completamente sterilizzata. Le procedure sono estremamente rigide. E il livello di precauzione sarà elevato anche quando il paziente approderà nel reparto di malattie infettive dell’azienda ospedaliera universitaria. «I percorsi di accesso al terzo piano – spiega la responsabile Maria Stella Mura – sono completamente separati dagli altri locali dell’edificio. Il paziente non deve entrare in contatto con gli altri ambienti. Verrà ricoverato all’interno di una delle due stanze ad altissimo isolamento, per tre posti letto complessivi».

Ogni accesso in questi ambienti dotati di una protezione di livello quattro, capace cioè di contenere la massima contaminazione virale, è consentito solo attraverso un badge, che attiva l’apertura delle porte. Questo serve sia a monitorare ogni accesso da parte del personale medico, del quale viene registrata ogni attività. E in secondo luogo vale come misura di sicurezza, in modo da impedire qualsiasi fuga da parte dei pazienti. Anche per quanto riguarda malattie infettive il personale è in attesa di ricevere le nuove attrezzature di protezione, ma la formazione è a buon punto e nell’arco di una decina di giorni la struttura sarà pronta a tutti gli effetti. I locali sono stati inaugurati da poche settimane, e sicuramente l'emergenza ebola ha impresso un'accelerazione. L'assessorato regionale ha concesso al reparto un via libero provvisorio di 60 giorni, in attesa che venga ultimato tutto l'iter autorizzativo. Ma da un punto di vista funzionale malattie infettive è operativo a tutti gli effetti». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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