La Nuova Sardegna

Non è un’emergenza ma la prefettura ora pensa ai pattuglioni

di Gianni Bazzoni
Non è un’emergenza ma la prefettura ora pensa ai pattuglioni

In pochi giorni diversi episodi in città hanno creato allarme Il comitato di pubblica sicurezza studia soluzioni urgenti

19 ottobre 2014
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SASSARI. Non è emergenza, ma preoccupazione sì. E un episodio dopo l’altro - vista anche la piega che hanno preso certe storie in altre realtà, sempre per gioco (queste le giustificazioni) - il rischio è che la situazione possa sfuggire di mano e trasformarsi in qualcosa che nessuno vuole ma può succedere.

Il prefetto di Sassari Salvatore Mulas non è certo uno che si fa impressionare facilmente: nella sua carriera di investigatore e di questore ha operato in ambienti complessi e ad alto rischio. È stato -per esempio, nel 1992 - a Palermo come dirigente della squadra mobile nel periodo della “stagione delle stragi”. Ora, a Sassari è altra cosa, ma tre episodi gravi in pochi giorni (seppure isolati, come si dice) meritano attenzione per comprendere l’origine e valutare anche il disagio che sta dietro i comportamenti gravi di una fascia di giovanissimi (spesso minori).

Il prefetto ha già avuto diversi incontri con il sindaco Nicola Sanna «con il quale esiste un dialogo continuo», per affrontare i temi della sicurezza e di alcune specifiche situazioni in città. A cominciare dal degrado di determinate zone, in larga parte frequentate da giovanissimi nelle ore notturne, e trasformate in discariche di bottiglie di birra e superalcolici, oltre che deturpate con lo spray delle bombolette, oppure danneggiate con atti di vandalismo sempre più frequenti.

Salvatore Mulas ha convocato e presieduto, di recente, il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica (che serve, appunto, a valutare eventuali problemi presenti nel territorio e elaborare possibili soluzioni con risposte tecnicamente adeguate). E subito dopo ha promosso due incontri con i rappresentanti delle forze dell’ordine al fine di verificare la praticabilità di proposte operative per una maggiore presenza - specie nelle fasce orarie più a rischio e nelle zone più segnalate (a partire dal centro storico per scivolare fino alla periferia), con servizi organizzati e attività che permettano di avere un quadro reale di ciò che sta succedendo.

Insomma, non contare solo danni e atti vandalici, aggressioni e qualche altro fatto di una certa gravità (con persone pestate, ferite e finite in ospedale), ma definire una mappa del territorio, rendendola reale con l’analisi di frequentazioni e comportamenti che - in più di un caso - sfociano nell’illegalità.Un giovane pestato in piazzale Segni, un docente universitario che ha avuto la peggio in uno «scontro» in piazza Santa Caterina con un gruppo di giovanissimi (quasi tutti minori), il tentativo di dare fuoco al velo di una suora dopo avere insidiato nello stesso modo una tredicenne. E poi il deturpamento e il danneggiamento della statua di padre Zirano. Presto si dovrebbero vedere le prime mosse - si parla anche dei «pattuglioni» - e verificare l’efficacia dei provvedimenti.

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