La Nuova Sardegna

Ieri a oristano

Cossiga e la riforma della Costituzione

di Francesco G. Pinna
Cossiga e la riforma della Costituzione

Un libro che ricostruisce il tentativo del presidente nel 1991

19 ottobre 2014
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ORISTANO. Ventisei giugno 1991. Il presidente della Repubblica Francesco Cossiga prova a cambiare le sorti dell'Italia con un messaggio alle Camere che propone sostanzialmente di riscrivere la Costituzione. Il suo messaggio provoca lo scompiglio nel paese. Il presidente del Consiglio Andreotti si rifiuta di controfirmarlo, i costituzionalisti lo bocciano senza appello, perché il presidente della Repubblica non può proporre di buttare a mare la Costituzione di cui è il garante. Il messaggio rimase lettera morta. Non si fece la riforma della Costituzione e neanche la nuova legge elettorale necessaria per garantire la "governabilità" e il 28 aprile del 1992, Cossiga lasciò il Quirinale prima della scadenza del suo mandato.

Quei giorni di grande tensione e tutto ciò che accadde prima e dopo sono stati ricordati questo pomeriggio a Oristano dal costituzionalista Gianmario Demuro, dallo storico Francesco Cesare Casula, dall'ex parlamentare Giorgio Macciotta, insieme con Pasquale Chessa e Paolo Savona, curatori del libro “La grande riforma mancata” (Rubbettino Editore) che raccoglie gli atti di un convegno sul messaggio di Cossiga del 1991. A 23 anni di distanza da quei fatti, ha spiegato Demuro, ci ritroviamo ancora al punto di partenza, con la Costituzione ancora da riformare e la nuova legge elettorale tutta da scrivere. Non si può dire che Cossiga non guardasse lontano, hanno convenuto un po' tutti i relatori e il coordinatore Giovanni Maria Dettori. Casula e Savona furono in quei giorni vicinissimi a Cossiga. Il primo in veste di amico personale al quale Cossiga si appellava nei momenti più delicati, il secondo anche in quelle di consigliere economico. Casula, che s’era portato dietro Cossiga a Barcellona nei giorni in cui si decideva la sua elezione alla presidenza della Repubblica, ne ha ricordato i tratti di grande umanità. Savona, che di quel messaggio scrisse o comunque in qualche modo dettò la parte economica, ha ricordato che nel momento in cui si trattava di decidere cosa fare con l'Europa Cossiga ascoltò il suo parere (l’Italia ha problemi grandissimi che non si risolveranno con le ricette dell'Ue), ma poi si lasciò convincere da Carli e da Ciampi, che gli dissero che l'Italia ce l'avrebbe comunque fatta. Savona non si è dilungato più di tanto. Dopo i contributi di Macciotta, di Demuro e dello stesso Chessa, giornalista e direttore scientifico dell'Archivio Cossiga, il suo è stato un intervento breve Oggi, ha detto concludendo, siamo daccapo: «Se stiamo in Europa pagheremo un prezzo altissimo con la crescita della disoccupazione; se ne usciamo, subiremo l'attacco della speculazione internazionale. Ma questo ci consentirebbe comunque di riprenderci le chiavi di casa». I fatti di questi giorni, con il crollo delle borse e la risposta dura dei mercati al tentativo della Grecia di allentare la morsa della Ue e del Fondo monetario internazionale, stanno a testimoniare dell’attualità dei temi toccati nel dibattito di ieri.

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