La Nuova Sardegna

Anche la Sardegna si ribella a Renzi

di Umberto Aime
Anche la Sardegna si ribella a Renzi

Ordine del giorno del consiglio regionale. Pigliaru: «Faremo di tutto per evitare pericolosi contraccolpi sociali»

17 ottobre 2014
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CAGLIARI. Stavolta il governo Renzi l’ha combinata grossa. Se lo “Sblocca Italia” aveva scontentato tre quarti della Sardegna, il resto della ribellione l’ha scatenato con la Legge di stabilità. A scattare in piedi per poi battere i pugni sul tavolo sono stati tutti: il consiglio regionale, con un ordine del giorno unitario, la giunta, i partiti di maggioranza e d’opposizione. Renzi è finito nel mirino in un attimo, senza sconti da parte di amici o nemici. Le bordate per i nuovi accantonamenti per ridurre il debito pubblico sono partite all’unisono. Alla Sardegna – stando alle prime indiscrezioni – sarebbe preteso un ulteriore sacrificio di 97 milioni (ma potrebbe essere il doppio) che andrebbero ad aggiungersi ai 570 milioni con cui ogni anno i sardi contribuiscono alla “causa nazionale” del disavanzo, rinunciando a una parte delle entrate.

Di fronte al nuovo scippo, il Consiglio ha detto no, con un ordine del giorno in cui c’è scritto tra l’altro: «Esiste il rischio concreto che in una Sardegna già piegata da una crisi senza precedenti, siano messi in pericolo l’essenziale patto della salute e l’intero stato sociale». La preoccupazione è reale anche per il presidente della Regione, Francesco Pigliaru: «I tagli decisi dal governo – è scritto in una nota – per finanziare condivisibili interventi per lo sviluppo alla fine potrebbero avere però effetti così da gravi da annullare gli effetti positivi annunciati». Gli esempi non mancano: la Sardegna potrebbe essere costretta a cancellare il taglio dell’Irap (il 70 per cento in meno) concesso dall’anno scorso alle imprese. Oppure rinunciare alla fiscalità di vantaggio a favore del Sulcis, la provincia più depressa d’Italia. C’è di peggio: per mantenere fede agli impegni, potrebbe essere costretta ad aumentare le tasse: «Faremo di tutto per evitarlo – scrive Pigliaru – e cercheremo strade alternative per non aggravare la crisi ed evitare quelli che sarebbero preoccupanti contraccolpi sociali». Nello stesso comunicato è decisa anche la presa di posizione dell’assessore al Bilancio, Raffaele Paci: «Se i tagli saranno così netti – ha detto – anche la Sardegna avrà problemi con il suo bilancio ed è proprio in questo momento difficile che chiediamo allo Stato piena chiarezza sulle nostre entrate». Dai banchi dell’opposizione, a Cagliari e Roma, si è alzato subito l’allarme del capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis: «Renzi – ha detto – continua a fare il generoso con il portafogli degli altri, È sconcertante quello che continua a fare». Dai banchi della maggioranza, a Cagliari, ma all’opposizione in Parlamento, è partito il siluro di Sel: «L’isola non può pagare la propaganda di Renzi e saranno questi tagli indiscriminati a provocare un ennesimo massacro sociale». Toni duri ribaditi dal presidente dell’Anci, l’associazione dei Comuni, Piersandro Scano: «Le buone intenzioni del presidente del Consiglio, diminuire la pressione su cittadini e imprese è meritoria, ma non può scaricare il peso sugli Enti locali. Deve invece trovare il coraggio di andare a Bruxelles e rivoltare il tavolo, per ottenere meno vincoli sul bilancio e liberare gli investimenti dal Patto di stabilità». Ma Angelo Carta, consigliere regionale del Psd’Az, ha riportato tutti con i piedi per terra: «Non fatevi illusione, questo è uno Stato che vuole distruggere l’autonomia». Se avesse ragione lui, altro che scippo: sarebbe un disastro.

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