La Nuova Sardegna

Primarie Pd senza pace slitta il deposito delle liste

di Umberto Aime
Primarie Pd senza pace slitta il deposito delle liste

Rinvio di due giorni (la nuova scadenza è domani) per svelenire il clima Soru punta a superare il 50%, Angioni e Castangia danno battaglia

16 ottobre 2014
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CAGLIARI. A dieci giorni dalle primarie per eleggere il segretario regionale, nel Pd non c’è accordo su nulla. Neanche sul perché sia stato rinviato da ieri a domani il deposito delle liste dei tre candidati: Ignazio Angioni, Thomas Castangia e Renato Soru. Chi è nel correntone e sostiene l’europarlamentare fa sapere che «a chiedere lo slittamento sono stati gli altri. Anzi, Angioni per improrogabili impegni in Parlamento e giustamente gli è stato concesso».

Chi sta col senatore, impegnato da giorni a Roma in diverse votazioni, risponde che la verità è tutt’altra: «A proporre il rinvio è stato un delegato di Soru per le liste. Non chiedeteci il motivo. Noi comunque non abbiamo avuto nulla da ridire». La verità non si saprà nè oggi e neanche domani. Forse perché il Pd non ce la fa proprio a metabolizzare lo scontro interno, a dare un senso il meno muscolare possibile a quella che dovrebbe essere la «sana dialettica fra le correnti», sostiene chi ha molti congressi alle spalle anche di quelli complicati. Di fronte a tanta saggezza, il rinvio tecnico è stato quasi un obbligo almeno nel tentativo di riuscire a rendere meno velenoso il clima.

La recente gazzarra a Olbia, col congresso cittadino sospeso dopo gli scontri (solo verbali?) fra Silvio Lai, segretario regionale uscente, e il deputato Gian Piero Scanu, e le denunce incrociate su «chi avesse o meno diritto al voto» in quello celebrato a Macomer sono la conferma che nel Pd lo scontro è e sarà senza esclusioni di colpi fino a domenica 26 ottobre. Più che i leader, Soru e Angioni, e ancora meno il terzo candidato, Castangia, a soffiare sul fuoco sembra essere la base del partito. È una base ancora scossa dall’uragano Renzi e che in periferia si sente fin troppo prigioniera dei soliti notabili ma alla fine capace di scontrarsi proprio in nome dell’appena sopportato capofila. Se questo è davvero l’ultimo bollettino del Pd, è chiaro che l’avvicinamento ai gazebo delle primarie sarà sempre più passionale, con la speranza che «non superi l’asticella della decenza», è un’altra delle frasi sagge di chi sta nel partito da una vita.

Soru. Sostenuto dal correntone formato da Antonello Cabras, presidente della Fondazione Banco di Sardegna, dal segretario uscente Silvio Lai, dall’ex sottosegretario Paolo Fadda, dal presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau e dal deputato lettiano Francesco Sanna, Soru è dato sempre in testa nei sondaggi interni. È però contrastante il distacco che gli è riconosciuto sugli altri e la differenza è legata al fatto che le primarie saranno aperte anche ai non iscritti. Comunque la forbice sul possibile vantaggio è ampia: dai tre fino ai sette punti in percentuale sulla somma dei voti ottenuti dagli altri candidati. Di certo l’ex presidente della Regione vuole vincere con ben oltre il 50 per cento e qualsiasi altro risultato varrebbe una mezza sconfitta, o comunque lo costringerebbe, dato che non c’è il ballottaggio a rimettersi al volere della prossima Assemblea regionale. Dovrà essere una passeggiata, dicono sottovoce quelli del correntone, anche se una parte dello schieramento pro Soru, senza dirlo apertamente, preferirebbe più una vittoria netta che il trionfo: perché? «Per far vivere un futuro più sereno e meno sotto pressione alla giunta Pigliaru».

Angioni. È affollato anche il campo dei sostenitori di Ignazio Angioni: dagli ex Ds ai Dem del sottosegretario Francesca Barracciu fino ai popolari di Tore Ladu e ai renziani originali, come vogliano essere chiamati, Gavino Manca e Chicco Porcu. Angioni è dato in risalita soprattutto a Cagliari e Sassari, perché «la famiglia allargata del centrosinistra è comunque alla ricerca di un uomo nuovo come Pigliaru alle elezioni regionali». La forza di Angioni potrebbe essere proprio quella di chi vuole sbarrare la strada alla triade Cabras-Fadda-Soru.

Castangia. Continua a essere efficace la campagna elettorale di Thomas Castangia appoggiato dai civatiani (la minoranza interna) e da un’area variegata capace di pescare soprattutto fra i giovani. Domanda finale: a chi darà più fastidio Castangia, che in Sardegna è l’anti-renziano per eccellenza? Forse alla maggioranza del partito ormai devota al presidente del Consiglio.

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