La Nuova Sardegna

«Le trame oscure che incatenano l’Italia»

di Anna Sanna
«Le trame oscure che incatenano l’Italia»

Florinas in giallo, sul palco del festival il dialogo tra lo scrittore Giancarlo De Cataldo e il direttore della Nuova Sardegna Andrea Filippi

12 ottobre 2014
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FLORINAS. I retroscena della genesi di “Romanzo criminale”, il rapporto con la scrittura, il Risorgimento e poi l’Italia di oggi che non ha fatto i conti con la storia, fino alla trattativa stato-mafia. Tantissimi i temi affrontati da Giancarlo De Cataldo ieri a Florinas, ospite della seconda giornata di “Florinas in giallo” e accolto da un pubblico numerosissimo che ha riempito l’Anfiteatro comunale. Lo scrittore e magistrato, giudice della Corte d’Assise d’Appello di Roma, si è raccontato in un dialogo serrato, anche leggero e ironico, con il direttore della Nuova Sardegna Andrea Filippi. Dal successo editoriale e televisivo di “Romanzo criminale” – definito da Andrea Filippi “il romanzo degli anni ’70 e ’80 in assoluto” – fino all’ultimo libro “Nell’ombra e nella luce”, ambientato nella Torino del 1848 e nato dalla passione di De Cataldo per il Risorgimento.

«L’Italia è un Paese che a partire dal 12 dicembre 1969 ha conosciuto una grande violenza politica, la strategia della tensione, le Brigate Rosse, il terrorismo nero, il rapimento di Aldo Moro, fino alle bombe del 92/93. Una stagione che secondo me andava raccontata. Volevo scrivere un romanzo storico - ha spiegato De Cataldo, raccontando la nascita di “Romanzo Criminale” - Ma poi è diventato un affresco di personaggi. In seguito sentivo che c’era ancora qualcosa da raccontare, dovevo arrivare almeno fino alle stragi del 93».

Tema affrontato nel romanzo “Le mani giuste”, il primo a parlare della trattativa Stato-mafia: «Sul piano storico quella stagione di attentati si inserisce in una lunga trama in cui ogni volta che questo Paese poteva andare in una direzione di cambiamento ha fatto irruzione il fattore violenza, che fosse il terrorismo o la mafia». Si è parlato del film di Sabrina Guzzanti e delle polemiche sulla deposizione del presidente della Repubblica Napolitano, senza la presenza di Riina e Bagarella: «C’è un processo in corso su cui preferisco non pronunciarmi - ha detto De Cataldo - il film di Sabrina Guzzanti contiene una serie di fatti veri, poi quale sia la condivisione del segno che si è voluto dare a questi fatti è una questione che va rimessa al giudizio di ciascuno. Il post di solidarietà ai boss invece se lo doveva risparmiare».

La serata di ieri si è aperta con due autori sardi, Gianni Tetti e Paolo Mura, che hanno dialogato con Emiliano Longobardi dei loro ultimi romanzi, rispettivamente “Mette Pioggia” e “Nessuna certezza”. Altri due appuntamenti sono stati curati dal giornalista Celestino Tabasso con “A proposito di giallo” e dal giornalista Pasquale Porcu con un incontro sui delitti e le delizie della Maremma raccontati attraverso i romanzi di Marco Malvaldi. Maria Francesca Chiappe e il video maker Federico De Virgiliis, insieme ad Alberto Urgu, hanno parlato del “Caso Manuella”, una vicenda di malagiustizia che negli anni Ottanta ha colpito profondamente Cagliari.

Venerdì, nella prima giornata del festival, Caterina Chinnici ha ricordato la figura del padre Rocco, il giudice istruttore del Tribunale di Palermo ucciso dalla mafia nel 1983 e ideatore del primo pool antimafia di cui fecero parte Falcone e Borsellino. «Il lavoro di mio padre e degli altri uomini in quegli anni era difficilissimo. Oggi li consideriamo eroi ma mio padre non avrebbe avuto piacere di essere considerato così. Il suo era un impegno normale che in quegli anni era eroico perché chi lavorava contro la mafia si ritrovava isolato e veniva lasciato solo anche dallo Stato». “E’ così lieve il tuo bacio sulla fronte” è il titolo del libro in cui Caterina Chinnici, lei stessa magistrato e oggi anche parlamentare europea, racconta la vicenda del padre. «Mio padre avrebbe potuto chiedere il trasferimento ma decise di non tirarsi indietro - ha ricordato, rispondendo alle domande di Flavio Soriga - Quel bacio sulla fronte mio padre me lo dava dentro il portone, non voleva che uscissimo insieme a lui perché temeva che potessero colpire qualcuno di noi. Falcone, Borsellino, Chinnici sono gli uomini che la mafia ha temuto di più e per questo ha voluto colpire nella maniera più eclatante».

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