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«Ho sposato due coppie gay sarde»

di Luca Fiori
«Ho sposato due coppie gay sarde»

Jerzu, parla padre Rosario della “Chiesa cattolica ecumenica”

09 ottobre 2014
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JERZU. Più forte della circolare di Alfano e delle “Sentinelle in piedi”: a Jerzu l’amore ha vinto su tutto. Compresi i pregiudizi e le malelingue del paese. Nel piccolo centro dell’Ogliastra, due giovani hanno sfidato a testa alta - con gli abiti nuziali e la rosa bianca nel taschino - chi aveva giurato di rovinare la festa e di lanciare sui novelli sposi odio, insulti e uova al posto del benaugurante grano, come vuole la tradizione.

Mentre la maggioranza di governo si spacca sulle nozze gay e sull’annuncio del ministro dell’Interno, che ha chiesto ai prefetti di invitare formalmente i sindaci a cancellare le trascrizioni dei matrimoni tra omosessuali contratti all’estero, a Jerzu due giovani dello stesso sesso a fine settembre si sono giurati amore eterno. E lo hanno fatto davanti a un sacerdote e a una settantina di persone tra parenti e amici: comprese le due mamme commosse in prima fila.

Quello di Giuseppe e Ivan, nel paesino famoso per la tradizione vitivinicola, in cui vivono poco più di 3000 anime, è stato un matrimonio con tutti i crismi. A celebrarlo padre Rosario Ferrara, sacerdote napoletano di 35 anni, ordinato da un vescovo ortodosso prima di sposare la chiesa cattolica ecumenica: una confessione nata in California nel 1987, che professa lo stesso credo e la stessa dottrina della chiesa cattolica romana, ma si dice «più avanti» del Vaticano. «Una chiesa moderna, al passo coi tempi - la definisce padre Rosario - che non solo è a favore dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, ma li celebra perché Dio ci ama tutti allo stesso modo. La nostra è una chiesa che accoglie, non allontana - aggiunge - benedice e non maledice». Ed è quello che è accaduto il 20 settembre scorso in un ristorante del paese ogliastrino, benedetto dal sacerdote e poi allestito come se fosse una piccola cappella, con tanto di altare per la cerimonia nuziale. «Quando due persone vengono a chiederti un sacramento perché realmente ci credono e non solo per tradizione o prassi - spiega padre Rosario - nessun ministro di Dio dovrebbe sottrarsi a tale compito. Sono gli sposi i veri ministri del sacramento - aggiunge - e dunque il matrimonio davanti a Dio è valido». Non lo è per lo Stato italiano nè per la chiesa cattolica romana, ma padre Rosario Ferrara è certo che anche il Vaticano prima o poi dovrà adeguarsi. Quello di tre settimane fa è stato il sesto matrimonio tra due omosessuali celebrato dal sacerdote in meno di un anno. Il primo, a dicembre del 2013, a Napoli nella sede dell’Arcigay tra due ragazze di Carbonia: Michela e Gessica. E a Napoli, a partecipare ai festeggiamenti è intervenuto tutto il quartiere, gettando riso alle neo-spose sarde, applaudendo e scambiando con loro auguri e felicitazioni. Una signora ha anche calato da casa sua il proprio paniere per avere una fetta di torta. A Jerzu si è temuto invece che qualcuno volesse rovinare la festa agli sposi. Il corteo nuziale, scortato dai carabinieri, ha raggiunto il locale in cui è stato celebrato e festeggiato il matrimonio facendo una deviazione di qualche chilometro. Ma questo è stato l’unico inconveniente, perché alla fine nessuno è riuscito a rovinare il giorno più bello di Giuseppe e Ivan.

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