La Nuova Sardegna

indagato roberto casula

Petrolio, cagliaritano nei guai per l’affaire Eni-Nigeria

Petrolio, cagliaritano nei guai per l’affaire Eni-Nigeria

SASSARI. «Il rais nigeriano mi disse: Descalzi è ai miei ordini»: così l'ex dirigente dell'Eni Vincenzo Armanna ricostruisce la vicenda delle presunte tangenti pagate dal colosso italiano, secondo...

08 ottobre 2014
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SASSARI. «Il rais nigeriano mi disse: Descalzi è ai miei ordini»: così l'ex dirigente dell'Eni Vincenzo Armanna ricostruisce la vicenda delle presunte tangenti pagate dal colosso italiano, secondo quanto riportato ieri dal quotidiano 'la Repubblica’. Il manager che gestì l'affare da 1,3 miliardi di dollari per il controllo di un pozzo petrolifero in Africa riferisce che era stato imposto un «mediatore» e che ci furono «mazzette» per 50 milioni. «L'intermediario - spiega sempre Armanna, sentito dai pm di Milano - era legato all’ex ad Paolo Scaroni tramite un legale vicino al finanziere Micheli». Nell’inchiesta giudiziaria aperta già da un anno sul caso è indagato anche un ingegnere cagliaritano, il dirigente Eni Roberto Casula, già vicepresidente per l' Africa, oggi capo della sezione Sviluppo. Laureato nel capoluogo di regione, in ingegneria mineraria, lavora nel gruppo energetico dal 1988.

Comunqeu l’intera ricostruzione ieri è stata smentita con una nota dai vertici Eni, che negano qualsiasi illecito. Prennunciando azioni legali, nel comunicato si ricorda che l’accusatore era stato licenziato «per interessi personali e gravi violazioni del codice etico».

Armanna arriva in Nigeria nel 2009. «Nel mio ufficio di Abuja mi misero a esaminare le lettere anonime», racconta a “Repubblica”. Finché - è il dicembre del 2009 - Chief Akinmade, ex dirigente della Nigerian Agip Oil Company, si presenta con una proposta di vendita del 40% del giacimento. Sostiene di trattare in nome proprio del ministro del Petrolio Dan Etete, il rais. L'offerta di Akinmade, sempre secondo Armanna, viene girata in Italia al dirigente con cui lui lavora in staff: Roberto Casula. Dopo 4 giorni - racconta ancora Repubblica, in base ai resoconti dell'accusatore - dalla prima offerta, arriva via mail una proposta identica a quella di Akinmade, ma di cui, stavolta, si dice procuratore tale Emeka Obi. Poi l'incontro fra il dirigente Eni ed Etete, il quale gli disse: «Quando Descalzi non era nessuno prendeva ordini da me». E poi, indicando Obi: «Perché voi di Eni avete bisogno di lui?». Quindi, sostiene Armanna, il mandato all'acquisizione non c'era e «pensai che la storia fosse finita. Ma mi sbagliavo». Quando l'ex dirigente Eni provò a spiegare a Descalzi che Etete non era personaggio con il quale fare una trattativa «Descalzi mi liquidò avvisandomi che la faccenda era seguita direttamente da Milano». Naturalmente sarà adesso la magistratura a far luce su questi e altri passaggi, tutti al centro d’indagini complesse.(pgp)

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