La Nuova Sardegna

Trivelle e cemento facili, la Regione in guerra contro lo Stato

di Umberto Aime
Trivelle e cemento facili, la Regione in guerra contro lo Stato

La giunta Pigliaru è pronta a ricorrere sulla decisione accentratrice del Governo Renzi: il decreto trasferisce al Ministero la competenza sulla valutazione di impatto ambientale

26 settembre 2014
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CAGLIARI. Lo scontro istituzionale sulle trivelle è appena cominciato e sarà duro fino al 16 ottobre. Quel giorno, al tavolo della Conferenza delle Regioni, la Sardegna non sarà sola nel dire no all’articolo 38 del decreto Sblocca Italia, già ribattezzato il «libera trivelle». Anche altre Regioni non vogliono essere commissariate dal ministero dell’Ambiente su «ricerca e coltivazione d’idrocarburi» e sullo «stoccaggio sotterraneo di gas naturale». Il fronte contro l’articolo 38 ha cominciato a prendere forma mercoledì a Roma, durante la riunione della commissione ambiente della Conferenza delle Regioni.

Dopo la levata di scudi della Sardegna, è stata una delle prime a contestare questa parte dello Sblocca Italia, le altre si sarebbero dette pronte a firmare «un documento unitario» per contestare l’esproprio governativo delle autorizzazioni. Dal verbale dell’incontro di due giorni fa, è già chiaro che «le osservazioni, via via presentate da tutte le Regioni, confluiranno il 16 ottobre in una condivisa presa di posizione» contro l’articolo che mette il cappello della «pubblica utilità nazionale» non solo sulle ricerche, ma anche il successivo sfruttamento di giacimenti energetici.

La Regione. Stavolta la giunta Pigliaru pare decisa ad andare fino in fondo nella guerra per le trivelle. L’assessore all’Ambiente Donatella Spano lo ha detto e anche scritto: «Assumeremo tutte le posizioni per salvaguardare le risorse ambientali e territoriali della Sardegna». Perché – ha aggiunto – «la Regione non può essere espropriata della competenza per una corretta e tutela dell territorio». In altre parole, la Regione è pronta a salire sulle barricate per difendere anche dopo la fine dell’anno – dal 2015 le autorizzazioni dovrebbero passare sotto il controllo del ministero dell’Ambiente – il diritto di dire sì o no. Diritto ora garantito e nelle mani del Savi, il Servizio regionale che valuta l’impatto ambientale, com’è accaduto per il progetto Eleonora della Saras, bocciato, e nei prossimi mesi chiamato ad esprimersi su un’altra ventina di richieste. A metà ottobre comincerà a essere più chiaro chi vincerà la sfida pro o contro le trivelle.

Consiglio regionale. Nella maggioranza di centrosinistra c’è chi vorrebbe a breve un dibattito in aula sul contestato articolo 38 del decreto. Diversi consiglieri sono impegnati a raccogliere le firme per presentare come minimo un ordine del giorno per sostenere la protesta della Giunta a Roma. L’ipotesi è quella di ripetere il cammino che c’è stato a suo tempo con le servitù militari. Questo: alla conferenza di giugno, nella caserma della Cecchignola, il no della Regione alla convenzione con lo Stato era sostenuto proprio da un ordine del giorno votato all’unanimità dal Consiglio. Lo stesso dunque potrebbe accadere per fermare l’avanzata dello sblocca trivelle e le diplomazie interne al Consiglio si sono messe già in moto per raggiungere l’accordo. Anche se stavolta potrebbe essere meno facile: le posizioni di maggioranza e minoranza sul piano energetico regionale (allo studio dell’assessorato all’Industria) sono molto lontane.

La Scozia, un esempio. Nonostante la sconfitta degli scissionisti, la Scozia continua a essere il punto di riferimento per gli indipendentisti: una vera devolution, in un caso come lo Sblocca Italia, avrebbe messo lgià al riparo la Sardegna dalle ingerenze dello Stato centrale. A sostenerlo è il consigliere regionale di Irs, Gavino Sale: «Dobbiamo puntare a un nuovo Statuto che contempli più poteri anche in materia ambientale ed energetica». Il concetto è questo: «Non possiamo certo far decidere a Roma su come e dove trivellare, su come e dove impiantare parchi eolici, e cosa ancor più importante, chi deve incassare i benefici economici prodotti da fonti energetiche che ci appartengono». Dopo aver ribadito che la Regione ha fatto bene a opporsi allo scippo, Gavino Sale aggiunge: «Le decisioni sovrane della Sardegna non possono essere raggirate dallo Stato con scorciatoie come lo è il decreto Sblocca Italia».

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