La Nuova Sardegna

La Regione non ritira più i ricorsi

di Alfredo Franchini
La Regione non ritira più i ricorsi

Paci: «Nelle trattative col Governo non abbiamo mai parlato di rinunciare alle nostre garanzie sulle riserve erariali»

25 settembre 2014
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CAGLIARI. La giunta regionale sceglie di fare il braccio di ferro con lo Stato sulla questione delle entrate. L’assessore al Bilancio, Raffaele Paci, dà la notizia alla commissione Programmazione e l’opposizione esulta: «La Regione cambia rotta grazie alle nostre sollecitazioni», commenta Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia.

L’accordo del luglio scorso prevedeva l’applicazione del pareggio di bilancio a partire dal prossimo mese di gennaio, (e quindi la possibilità di spendere tutto ciò che c’è in cassa); in cambio c’era anche il ritiro dei ricorsi. Una strada impervia: la cassa è vuota e anche sui ricorsi si sarebbe aperta una ferita nel caso in cui la Corte costituzionale avesse dato ragione alla causa della Sardegna.

Trattativa. Per questo ieri a Roma è ripartita la trattativa con il ministero delle Finanze su riserve erariali ed entrate. «Si è trattato di un primo incontro per avviare l’apertura della trattativa», ha spiegato il presidente Pigliaru sottolineando che «le nostre richieste sono frutto di una logica responsabile condivisa dal Ministero, facendo salvi i principi generali di tutti».

Armonizzare. Tutto ruota attorno a un concetto: l’armonizzazione del bilancio con cui lo Stato si riserva di acquisire parte delle entrate delle regioni (e dei Comuni).

Per la Sardegna questo comporta un prezzo troppo alto. C’è dunque la volontà di non ritirare i ricorsi perché le riserve erariali trattenute dallo Stato contraddicono quanto prevede lo Statuto e probabilmente l’impegno, (questo non è stato ancora dichiarato), ad abrogare la legge sul Fondo unico per i comuni dentro il Patto di stabilità.

Tempi. «Siamo certi», ha sostenuto il presidente della Regione, «che le nuove regole non si possono applicare alla Sardegna. Abbiamo trovato ascolto e confidiamo di portare sulla nostra posizione, che è quella giusta, anche il ministro».

L’assessore Paci, ricordando che «le riserve non sono previste dallo Statuto della Sardegna e che la vertenza entrate è stata riconosciuta da numerose sentenze della Corte Costituzionale», sottolinea che «questa è la strada giusta per dare alla Sardegna la possibilità di fare serie politiche di bilancio».

Lettere al ministro.La notizia ufficializzata ieri in commissione Bilancio, in realtà, era stata anticipata nei giorni scorsi dallo stesso assessore Paci che ha preso parte a tutti gli incontri del tavolo in cui è stato definito nei dettagli l’accordo del 21 luglio scorso sul Patto di stabilità e il pareggio di bilancio.

Le due lettere. «In quelle trattative», ha ricordato Paci, «non abbiamo mai parlato di rinunciare alle nostre garanzie sulle riserve erariali. Lo abbiamo detto e lo abbiamo ribadito in due lettere inviate al ministero. Ci ha dato forza la sentenza della Corte costituzionale: non basta una legge ordinaria e tantomeno un decreto della Ragioneria dello Stato per applicare alla Sardegna le riserve erariali, per trattenere ciò che ci spetta, perché questo lo impedisce lo Statuto».

Articolo 8. Il riferimento della giunta è all’articolo 8 dello Statuto che fissa per ogni imposta la quota che resta nell’isola e la parte restante per lo Stato. È la base su cui si è sempre fondata la vertenza entrate della Sardegna contro lo Stato. E la Consulta nel 2012 ha sancito che quell’articolo dello Statuto impedisce al governo di applicare riserve erariali alla Sardegna.

Manovra. Certo il compito della giunta nell’immediato non è dei più facili. Come procedere con l’assestamento di bilancio, prima, e subito dopo con la manovra finanziaria? Pigliaru e Paci hanno affermato, in una dichiarazione congiunta, che le richieste della Regione sono condivise dal ministero». Sembra chiara l’intenzione di non voler rompere con il governo Renzi e di cercare la concertazione.

Prospettiva.La giunta è a un bivio sul piano decisionale: o prepara un bilancio fotocopia rispetto a quello presentato dall’ex presidente Cappellacci o inventa qualcosa. Ad esempio, una delle ipotesi è chiedere al governo di tenere fuori dal Patto di stabilità il Fondo unico in modo da non costruire altri residui passivi. Oppure la Regione potrebbe chiedere un anno di transizione per arrivare dopo al pareggio di bilancio in cambio di una cassa più consistente.

Scenari. In questa prospettiva si deve tenere conto che la norma del pareggio di bilancio non è stata introdotta in nessun’altra regione. E in questo scenario la cassa della Regione resta nelle mani decisive dello Stato ma è vuota. Unico modo per alimentarla sarebbe quello di usare al meglio i Fondi europei ma la macchina amministrativa deve essere ancora rodata.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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