La Nuova Sardegna

Abbanoa, la Procura indaga sugli appalti

di Mauro Lissia
Abbanoa, la Procura indaga sugli appalti

Il pm Giangiacomo Pilia ha sentito in gran segreto numerosi dipendenti della società regionale

24 settembre 2014
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CAGLIARI. C’è un’improvvisa accelerazione nell’inchiesta giudiziaria sulla gestione di Abbanoa e sulla montagna di debiti e di perdite finanziarie che grava sulla società concessionaria del servizio idrico in Sardegna: il pm Giangiacomo Pilia ha sospeso le deleghe e ha preso in mano direttamente la parte centrale dell’indagine. Tra lunedì e ieri il magistrato ha interrogato in gran segreto numerosi dipendenti della società di viale Diaz, funzionari e tecnici che hanno partecipato in qualche modo ai progetti e alla realizzazione di lavori nel corso degli ultimi anni. La Procura ha cercato di tenere al riparo da occhi indiscreti i nuovi testimoni, qualcosa però è trapelato ed ora si sa che al centro dei faccia a faccia sono stati gli appalti, l’uso dei contributi regionali e le rendicontazioni sugli interventi, temi già trattati nel corso dei mesi ma che ora sembra siano stati focalizzati e documentati su livelli diversi di dettaglio. Pilia ha sentito personalmente alcuni testi, altri - si parla di almeno un dirigente - sono stati esaminati dalla Guardia di Finanza su alcuni aspetti che riguarderebbero la gestione finanziaria. Sono stati colloqui di ore, con ricorsi frequenti ad atti e documenti. Sembra che siano emersi elementi d’indagine molto seri, che Pilia ha incrociato con quanto raccolto nell’arco di quasi due anni di lavoro aprendo nuovi fronti d’indagine. La nuova fase dell’inchiesta è tutt’altro che conclusa: il magistrato sentirà nei prossimi giorni altre persone, già convocate formalmente. I colloqui si svolgeranno sempre in locali riservati, c’è la massima attenzione a «proteggere» i testimoni. Il pm Pilia non ha voluto confermare alcuna attività, anzi l’ha smentita e ha chiesto il silenzio sull’inchiesta, che sembra entrata in dirittura d’arrivo. Dagli uffici della Procura non filtra alcuna conferma neppure sull’ipotesi che circolava in mattinata, l’iscrizione dei primi nomi al registro degli indagati. Per ora l’inchiesta va avanti contro ignoti, il fascicolo resta iscritto su diverse ipotesi - peculato, abuso d’ufficio, malversazione - che saranno valutate alla luce delle ultime acquisizioni documentali e testimoniali. La domanda cui il pm Pilia vuole dare una risposta è semplicissima e insieme complessa: dove sono finiti i soldi? Come ha fatto Abbanoa a bruciare quasi cento milioni di euro pubblici all’anno, fino a scivolare sull’orlo del fallimento, costringendo la Regione a una rapida capitalizzazione da 142 milioni? E poi: quale è stato il percorso dei contributi pubblici destinati alle opere, che per esplicita ammissione dei vertici di Abbanoa sono stati in parte dirottati sulle spese correnti per «garantire la continuità aziendale», quindi per salvare la società dal tracollo? Ma non è tutto qui: negli interrogatori di questi giorni Pilia ha lavorato a lungo sulla ricostruzione dei rapporti interni ad Abbanoa, puntando soprattutto sugli incarichi professionali. Si è parlato di ingegneri, avvocati, tecnici che rappresentano un costo elevatissimo per la società controllata dalla Regione, reclutati con criteri che la Procura intende chiarire sino in fondo.

Secondo l’advisor Deloitte&Touche, incaricato dall’Autorità d’ambito di esaminare i conti della società in house della Regione, il programma operativo triennale 2004-2006 e gli accordi successivi per la realizzazione delle opere fognarie e dei depuratori stabiliscono che le risorse trasferite ad Abbanoa dall’Ato per gli interventi di investimento «devono confluire su specifici conti correnti vincolati, non utilizzabili per causali differenti da quelle di realizzazione degli interventi predefiniti». Cosa che è invece avvenuta, come è stato ammesso pubblicamente dal direttore generale Sandro Murtas ad una recente assemblea dei soci. I vertici di Abbanoa hanno riconosciuto di aver disposto una serie di giroconti tra il 2009 e il 2013 per 166,6 milioni di euro transitati dai conti correnti dedicati agli investimenti - vincolati in base agli accordi - ai conti correnti ordinari e poi in parte rientrati su quelli originari. Ma secondo indiscrezioni il consulente della Procura Giuseppe Aste avrebbe accertato che la cifra è superiore. Ed è questo uno dei punti centrali che la Procura è impegnata ad esaminare.

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