La Nuova Sardegna

Decreto Sblocca Italia, scippati i fondi dei ragazzi sardi

di Alfredo Franchini
Decreto Sblocca Italia, scippati i fondi dei ragazzi sardi

Il governo dirotta il «bonus giovani» ai cassintegrati del Nord. Tagli anche al cofinanziamento Ue

23 settembre 2014
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CAGLIARI. C’è un ingente gruzzolo di risorse statali, (220 milioni di euro), che il decreto Sblocca Italia di Renzi ha dirottato dai giovani (a cui era destinata la somma), ai cassintegrati della Lombardia e del Veneto. La storia è quella di una guerra tra poveri ma anche del Mezzogiorno sempre più dimenticato a vantaggio del Nord.

La domanda è semplice: si possono spostare fondi destinati al Sud per affrontare i problemi aperti al Nord? La risposta è altrettanto semplice: No, la legge non lo consente. Ma la lingua dei burocrati e dei legulei riesce a fare miracoli: così nel decreto legge del governo Renzi i 220 milioni passano in un baleno dal Fondo giovani al Fondo cassintegrati perdendo il codicillo che imponeva inizialmente il vincolo territoriale.

A dire il vero, quei soldi destinati ai giovani, classificati come Bonus Letta, non erano stati utilizzati se non in minima parte; ma nella denuncia fatta da Sel in parlamento si insinua un dubbio: andranno al Nord anche i soldi tagliati al Mezzogiorno sul cofinanziamento dei fondi europei e stavolta parliamo di 12 miliardi per il quadro comunitario 2014-2020. Il Bonus Letta avrebbe dovuto agevolare l’assunzione di 200 mila giovani di cui un terzo solo nel Mezzogiorno. Le speranze si sono tradotte in 22.652 assunzioni complessive di cui poche al Sud e nessuna in Sardegna.

Nessuna meraviglia: se non si creano le condizioni per rilanciare le imprese, diventa un po’ superfluo parlare di agevolazioni sul costo del lavoro. Una parte consistente delle coperture del decreto di Renzi - afferma Arturo Scotto di Sel - è a carico del Mezzogiorno: «Tre miliardi di euro sui 3,8 necessari per la riapertura dei cantieri saranno prelevati dalla quota nazionale del Fondo per lo sviluppo e la coesione». E’ la riduzione della spesa prevista sul quadro comunitario di sostegno 2014-2020.

La partita dello sviluppo, dunque, si sposta proprio sui Fondi europei. Il meccanismo del cofinanziamento è basato sulla regola del 50 e 50: cioè per ogni euro che arriva da Bruxelles lo Stato ne deve mettere un altro. Ora il governo ha manifestato l’intenzione di cambiare la percentuale in un più vantaggioso 75 (Ue) e 25 Stato. Ma il meccanismo è più complesso e il gruppo di Sel al Senato, con Luciano Uras, denuncia che lo Stato continuerà a mettere il suo euro se il progetto riguarda il Nord e si limiterà ad aggiungere...33 centesimi se, invece, è destinato al Mezzogiorno e alla Sardegna. Insomma, la recessione ha un impatto devastante sulla fasce più deboli (giovani e piccole imprese), e si può uscire da questa situazione solo con investimenti pubblici.

Ma le scelte della politica nazionale ignorano questo aspetto, tanto che i fondi, vincolati per legge, possono essere riutilizzati in altre parti del Paese. Tra l’altro uno studio pubblicato dal sito Lavoce.info dimostra come spetti al Nord il record degli sprechi sull’impiego dei Fondi europei. Basti dire che il capitolo «contributi a persona» ha avuto il suo massimo impiego in Lombardia con 309 mila interventi tutti al di sotto dei cinquemila euro. La Sardegna ha altri problemi e il primo è che la spesa avviene in tempi lentissimi ed è incanalata in mille rivoli. La scommessa lanciata dall’assessore al Bilancio, Raffaele Paci, parte da qui: «Concentrare le risorse su pochi assi».

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