La Nuova Sardegna

Uccise l’amante a bastonate, evade a 87 anni e muore d’infarto

di Vannalisa Manca
Uccise l’amante a bastonate, evade a 87 anni e muore d’infarto

Luciano Pinna è scappato dall’ospizio di Valledoria dove scontava la condanna a 15 anni

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22 settembre 2014
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VALLEDORIA. I vincoli e gli obblighi di legge, evidentemente, non gli sono mai piaciuti, ma sabato mattina è stato il suo cuore a fermarlo facendolo accasciare al suolo dopo la fuga dalla casa di riposo di Valledoria dove era ospitato. Finisce così la travagliata vita di Luciano Pinna, un uomo alla soglia degli 87 anni, che nel marzo 2001 uccise con rabbia, in un omicidio d’impeto, a colpi di bastone, la sua fidanzata-amante Maria Rosa Asole, di 66 anni.

La donna insisteva per regolarizzare la loro relazione, ma lui, vedovo da un anno, non ne aveva alcuna intenzione. Un vincolo che non voleva, appunto. «Pretendeva che ci sposassimo al più presto, e non ci ho visto più», confessò.

Quel giorno era andato nella casa della donna, come avveniva ormai da diversi mesi. Una relazione segreta tra due vedovi. Era avvenuta una discussione che si era fatta aspra e lui, cieco per la rabbia, aveva trucidato Rosa Asole, non sopportando le sue pretese di matrimonio. Poi aveva messo a soqquadro l’abitazione, rubato i soldi da un borsellino e aveva utilizzato una tronchesina per tagliare una rete della finestra dalla quale era fuggito: voleva far credere che in quella casa era passato un ladro e che la rapina era finita tragicamente. Un delitto per il quale Pinna era stato condannato a 15 anni e quattro mesi di reclusione dopo un dibattimento celebrato col rito direttissimo.

L’uomo era di corporatura minuta e, nonostante l’età, evidentemente dal fisico atletico, almeno a giudicare come è avvenuta sabato la fuga dall’ospizio. Muratore in pensione, era originario di Cabras ma per oltre trent’anni aveva vissuto tra Sorso e Santa Maria Coghinas.

Da qualche tempo risiedeva nella casa di riposo “Padre Pio” di Valledoria. Qui doveva scontare quella condanna per l’assassinio di una donna che aveva forse amato ma che - a sentire l’omicida - lo assillava. Sabato mattina, Luciano Pinna aveva deciso di riprendersi la sua totale libertà e, dopo essere riuscito a eludere la sorveglianza degli operatori dell’ospizio, avrebbe evitato di passare attraverso l’ingresso principale e anzi avrebbe scavalcato un muro di recinzione allontanandosi subito da via De Gasperi e dirigendosi verso la zona della marina.

Una “passeggiata” di tre chilometri per riuscire ad arrivare in prossimità della foce del fiume Coghinas che divide le spiagge di San Pietro a mare e Baia delle Mimose. Anche in questo caso, avrebbe evitato di passare attraverso i normali accessi per introdursi e nascondersi sotto i pini del camping “La foce”. Ed è qui, nella parte più distante del campeggio, in un perimetro meno frequentato, che sabato Luciano Pinna ha cessato di vivere. Lo ha tradito l’emozione per la libertà riconquistata con una fuga rocambolesca, soprattutto lo ha abbandonato il suo cuore, già provato da malattie cardiache.

A notare la sagoma di un uomo riverso sotto gli alberi sono stati dipendenti del campeggio e la direzione ha chiamato i carabinieri di Valledoria. Sul posto sono intervenuti gli uomini al comando del tenente Andrea Asuni, e subito dopo il medico non ha potuto che constatare il decesso del pensionato. La salma dell’uomo è stata quindi trasferita a Sassari, all’Istituto di medicina legale, per le formalità di rito e la perizia necroscopica. Probabilmente oggi stesso il corpo di Luciano Pinna sarà riportato in paese e restituito alla famiglia per i funerali.

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