La Nuova Sardegna

Soru: «Il mio Pd, sardo e aperto a tutti»

di Alfredo Franchini
Soru: «Il mio Pd, sardo e aperto a tutti»

«Ho accettato di candidarmi alla segreteria perché me l’ha chiesto la base». Ampio sostegno alla giunta Pigliaru

21 settembre 2014
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CAGLIARI. Renato Soru sogna un Pd autonomo, una casa di vetro con le porte aperte a tutti. Un partito in grado di guidare con idee forti il processo di cambiamento della Sardegna. Un partito che, nato dall’unificazione tra Ds e Margherita, è stato sinora più somma che sintesi, ed è proprio questa la conclusione a cui ora punta l’ex governatore.

Soru ha spiegato ieri idee e programmi in una conferenza stampa per chiarire i motivi della sua discesa in campo alle primarie di ottobre.

Impegno sollecitato. «Non avevo previsto di candidarmi», ha spiegato Renato Soru, «l’estate scorsa ho solo cercato di animare il dibattito ma nelle assemblee aperte è stato sollecitato il mio impegno. Pensavo potesse essere una candidatura unitaria; il dibattito interno è andato in modo diverso e ora ci sono tre candidature bellissime. Io, però, continuo a pensare che l’unitarietà ci possa essere in un secondo momento». L’idea del partito da riorganizzare deve essere per forza alta: «Non scegli che cosa vorresti fare perché alla fine fai quello che ti viene richiesto di fare», afferma l’europarlamentare del Pd.

La crisi. Oltre alle questioni partitiche, la sfida che Soru lancia è sulle questioni di merito. «Mi candido perché, come tutti, vedo la Sardegna in difficoltà, in sofferenza e con la progressiva perdita di speranza. Questo non può accadere: il mondo non è in crisi. Non sono in crisi tanti Paesi occidentali, non lo sono quei Paesi che stanno uscendo dalla povertà. Siamo noi che dobbiamo prendere atto del cambiamento».

Ottana e Porto Torres. L’impatto con la recessione più dura è terribile soprattutto per le fasce più deboli, giovani e piccole imprese. «Vorrei dire ai sardi che non stiamo vivendo una delle tante crisi», spiega Renato Soru, «la Sardegna fa fatica perché si ostina a non voler comprendere che dalla crisi di Ottana non usciremo mai. Non è una crisi da cui si risolleverà Ottana, Macchiareddu o Porto Torres: è un mondo finito. Ma allo stesso tempo c’è un mondo nuovo che ci aspetta e non è accettabile che sia un mondo pieno di opportunità per tutti tranne che per noi sardi».

Progetto comune. La parola chiave a cui Soru ricorre spesso nella conferenza è responsabilità. «C’è un grande lavoro da fare nel governo regionale ma soprattutto nella società: serve un grande progetto comune e dentro questa esigenza credo che il Pd debba avere una grande responsabilità». L’obiettivo è riconquistare l’interesse dei cittadini per la politica e soprattutto di quella metà dell’elettorato che ha disertato le urne. «Un Pd che parli alla gente di cose concrete e la smetta di parlare al suo interno».

Doppio incarico. Uno dei tre candidati, Thomas Castangia, civatiano, rappresentante del Movimento La Traversata, ha detto che il nuovo segretario dovrebbe svolgere l’incarico a tempo pieno, riferendosi agli altri due competitor: Soru (europarlamentare) e Angioni (deputato). Pronta la replica di Soru: «È una non-questione. Tradizionalmente i segretari di un partito hanno avuto incarichi nei luoghi dove la politica si conduce. Nel mio caso, il parlamento europeo è importante per il dibattito regionale, osservare quello che accade vicino a noi. Nel nostro dibattito politico ci dovrà essere sempre la Sardegna mediterranea ed europea».

Il presidente. Da più parti si dice che una segreteria del Pd guidata da Soru possa «commissariare» la giunta regionale ma l’europarlamentare nega: «La prossima segreteria del Pd avrà la responsabilità di rafforzare la giunta. A parte che Pigliaru non è certo un signore che si fa fare ombra da chicchessia».

Centrodestra. Il nemico, dunque, è e resta sempre il Centrodestra: «Negli ultimi giorni ci sono state dichiarazioni dell’ex presidente Cappellacci, del capogruppo di Forza Italia, Pittalis, tutti pronti ad adombrare pericoli per le entrate della Regione. Dimenticano che per cinque anni non hanno fatto niente e solo quando Berlusconi è andato via si sono ricordati di fare ricorso alla Corte costituzionale». Tempo perso a discutere se l’accordo sulle entrate avesse bisogno di norme di attuazione. Ma quella vertenza non è chiusa.

Vertenza entrate. L’accordo fatto dalla giunta in carica sul pareggio di bilancio si doveva fare. «Occorreva modificare il Patto di stabilità», spiega Soru, «è un grande risultato quello raggiunto da Pigliaru: da gennaio la Sardegna potrà spendere tutte le risorse e non è vero che la Regione ha rinunciato alla vertenza entrate: i ritardi dipendono solo dall’inefficienza della precedente giunta».

Riunione. Finita la conferenza stampa, Soru riceve nel Palazzo Chapel a Cagliari, laddove dieci anni fa s’iniziò l’avventura politica, diversi esponenti del partito tra cui Francesco Sanna ed Eliseo Secci. «La destra si sta riorganizzando», dice Soru, «noi dobbiamo essere in grado di guidare il cambiamento. Nessun governo regionale potrà mai essere forte se non avrà, oltre al sostegno delle forze sociali, quello del Pd. Dobbiamo svelare le menzogne e le ricostruzioni false del Centrodestra. E poi ho già vissuto l’esperienza di un presidente della Regione non sufficientemente sostenuto».

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