La Nuova Sardegna

Muore a Londra un giovane batterista sardo

Andrea Marongiu si è sentito male in piscina. Ultimo post su Facebook: «A casa per riprendermi»

14 settembre 2014
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CAGLIARI. Una nuotata in piscina, un dolore acuto al torace, la visita in ospedale, il ritorno a casa e la morte nel corso della notte a Londra: se n’è andato così Andrea Marongiu, trentatrè anni, batterista cagliaritano della band di alternative dance ispanico-britannica Crystal Fighters.

Causa della sua fine a dir poco prematura sarebbe un infarto che i medici inglesi non sono stati in grado di diagnosticare per ragioni da accertare. A trovarlo ormai esanime nel suo appartamento è stata la fidanzata, rientrata precipitosamente da Edinburgo. Sono stati i genitori a chiamarla, preoccupati perché da una giornata non riuscivano a mettersi in contatto con Andrea.

È accaduto tutto l’11 settembre: il corpo del giovane è stato cremato e le ceneri portate a Cagliari, dove la notizia della tragedia si è diffusa in un baleno, alimentata dai social network e dal tam-tam dei siti musicali. Insieme alla band, Marongiu stava per cominciare un lungo tour che l’avrebbe portato in Spagna, alle origini del gruppo musicale, e il prossimo 20 settembre a Roma.

Tutto annullato: sgomenti e increduli, gli altri componenti del complesso l’hanno salutato sul web con messaggi affettuosi e commoventi. Marongiu era partito giovanissimo dalla Sardegna. Il progetto era di coltivare la sua passione per le percussioni nella capitale delle avanguardie musicali europee: Londra. Progetto realizzato: prima l’ingresso nel Crystal Fighters, con due album di successo. Poi l’affermazione come uno dei leader del gruppo.

Ora la magistratura londinese aprirà un’inchiesta per stabilire se i medici dell’ospedale cui Marongiu si è rivolto abbiano trattato il suo caso con leggerezza. Di certo i sintomi di un problema cardiaco c’erano tutti: nello sforzo compiuto in piscina il musicista sardo ha sentito un forte dolore al torace. Si è fermato, è tornato nello spogliatoio e si è rivestito. Ma è chiaro che si è reso conto del pericolo, perché ha deciso di recarsi all’ospedale. È stato visitato, ma - stando ai racconti - i medici non hanno ritenuto di ricoverarlo per sottoporlo a test clinici approfonditi. Nella sua pagina Facebook l’ultimo post: «At home recovering (a casa per riprendermi)» e l’interrogativo di un amico spagnolo: «Are you ok? (stai bene?)». Nessuna risposta. (m.l)

 

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