La Nuova Sardegna

«Costretti a chiudere per le troppe spese»

«Costretti a chiudere per le troppe spese»

Macciocu (Federalberghi): le imprese non riescono ad arrivare a settembre, intervenga la Regione

13 settembre 2014
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SASSARI. Tutti gli occhi sono puntati su settembre. Quest’anno in particolar modo. All’ultimo mese dell’estate gli operatori chiedono quello che non hanno avuto nei primi due, quando nelle località balneari si contavano più ombrelli aperti che ombrelloni sulle spiagge. E così, in queste prime due settimane di settembre, il meteo è stato il principale assillo di albergatori e ristoratori. Ma da solo il sole non basta. Le esigenze del turista, in particolare di quello di settembre, vanno oltre la spiaggia e il mare. E, invece, sempre più spesso devono accontentarsi di quello, perché le località balneari accorciano sempre più la loro stagione e vanno in letargo con largo anticipo. «È un problema che esiste da tempo ma che oggi sentiamo molto di più – ammette Giorgio Macciocu, presidente regionale di Federalberghi –. La stagione turistica è sempre più corta, ma questo non perché manchi la gente. Questo settembre, per esempio, sulla carta sembra più che buono, abbiamo numerose richieste, il turismo straniero, soprattutto grazie alle compagnie low cost, ha ripreso vitalità, e l’unica incognita è data dal tempo incerto. Il problema è che spesso sono le stesse imprese a non riuscire a tenere aperto. Le tasse, le spese, oggi è tutto eccessivo, e alla fine le attività turistiche preferiscono anticipare la chiusura stagionale anziché abbassare le loro serrande per sempre».

Negli anni scorsi un incentivo agli operatori del turismo era arrivato dal bando Lunga estate, uno strumento con cui la Regione attraverso l’erogazione di contributi favoriva l’allungamento della stagione oltre il canonico periodo di luglio e agosto. «Eravamo stati noi a suggerire il bando alla Regione, quando i politici chiedono il nostro contributo noi non glielo facciamo mancare – racconta Macciocu –. Con il Lunga estate si riuscivano a portare a casa due risultati importanti: da un lato, le imprese, e quindi hotel, ristoranti, negozi, insomma tutto quello che ruota intorno al turismo, potevano ampliare il periodo di apertura, con notevole vantaggio per l’industria turistica nel suo insieme, e i lavoratori stagionali potevano allungare il loro periodo di occupazione. Sia nel 2012 che nel 2013 il riscontro è stato più che positivo, anche se ancora non sono stati pagati i contributi dell’anno scorso. Questa estate, invece, il bando non è stato previsto e questa assenza ha contribuito ad accorciare la stagione, ha spinto diverse attività ad aprire più tardi e a chiudere prima. Purtroppo per molti era l’unica strada. Il rischio, se no, era quello di chiudere definitivamente. Per questo motivo, spero che la Regione ci ripensi e riproponga il bando».

In attesa di novità da Cagliari. Macciocu prova a tirare un bilancio della stagione che sta per concludersi. «I primi mesi da dimenticare, il brutto tempo ci ha penalizzati non poco. Il mio augurio è che settembre possa ripagarci di quella brutta partenza, ma il cielo continua a essere un’incognita». (al.pi.)

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