La Nuova Sardegna

La religiosa sopravvissuta è di Macomer

di Tito Giuseppe Tola
La religiosa sopravvissuta è di Macomer

Suor Mercedes Murgia è andata via dall’isola negli anni Settanta: era tornata in Sardegna nel 2013 per salutare i parenti

10 settembre 2014
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MACOMER. È un dolore composto quello che ieri si viveva all’Istituto saveriano missioni estere di Macomer e nella comunità di animazione missionaria delle Saveriane di Oristano, l’ordine religioso al quale appartenevano le tre consorelle trucidate a Kamenge in Burundi: suor Lucia, suor Olga e suor Bernardetta. È un dolore appena lenito dalla notizia che un altra consorella, suor Mercedes Murgia di Macomer si è salvata per miracolo, un doppio miracolo perché non era nella comunità quando il massacratore ha ucciso le prime due sorelle e la seconda volta, quando di notte è stata uccisa la terza, aveva chiuso a chiave la porta della sua camera.

Suor Mercedes, che ha 75 anni, manca da Macomer dalla fine degli anni Sessanta. Viene ogni tre anni per incontrare i parenti. In città vive una sorella, Laura Murgia, un’insegnante in pensione che ieri non era a Macomer. Un’altra sorella vive a Oristano mentre un fratello si era trasferito a Torino. La sua vocazione è nata all’ombra dell’Istituto saveriano di via Toscana, sede in quegli anni di una comunità missionaria fiorente che curava un seminario nel quale molti ragazzi della zona frequentavano le scuole fino alla terza media. Era anche lei insegnante di stenografia e dattilografia nel locale Istituto tecnico. «È stata mia insegnante e di mia moglie nel 1965 – ricorda Alberto Frau, un ex alunno, – poi è andata via per farsi suora. L’abbiamo rivista a Macomer dopo diversi anni e so che ritornava periodicamente». La ricordano anche altri alunni piuttosto avanti negli anni che di lei conservano un ricordo ormai sfumato. «Non la vediamo da tempo – dicono – a Macomer veniva poco. L’ultima volta ci è capitato di incontrarla e salutarla non meno di dieci anni fa».

Alle suore Saveriane che vivono e lavorano nelle missioni è concesso di rientrare in Italia ogni tre anni. Suor Mercedes era venuta lo scorso anno. Padre Virginio Simoncelli è il superiore dell’Istituto saveriano di via Toscana. Nell’Istituto, ormai in disarmo, sono rimasti pochi padri missionari. «È venuta a salutarci l’anno scorso assieme alla sorella – racconta padre Simoncelli –, l’ho conosciuta in Africa. Allora era in Congo dove ho trascorso 22 anni in missione. Conoscevo anche le tre sorelle trucidate. Erano donne che hanno dedicato la loro vita a Dio e ai diseredati dei paesi più poveri dell’Africa».

È un grande dolore che a momenti trova sfogo nel pianto quello delle suore Saveriane della casa di via Anselmo Littarru di Oristano. La superiora, suor Francesca Mura, è di Ghilarza. Conosceva le tre sorelle uccise in Burundi e conosce suor Mercedes Murgia. «La nostra – dice – è una congregazione piccola. Non siamo tante e ci conosciamo quasi tutte. Suor Mercedes è responsabile della nostra comunità in Congo. Era andata a Bujumbura perché lì c’è l’aeroporto e sarebbero arrivate due sorelle dall’Italia, le quali hanno poi proseguito il viaggio verso la loro destinazione in Congo. Era assieme a suor Bernardetta. Al ritorno alla casa di Kamenge hanno trovato suor Lucia e suor Olga orrendamente trucidate». Durante la notte hanno chiuso a chiave le loro stanze. Suor Bernardetta forse aveva meno paura e non ha dato una mandata di chiave. Nonostante la vigilanza, l’assassino era in agguato e ha trucidato anche lei. Suor Francesca Mura non riesce a trattenere il pianto. Interrompe il suo racconto per raccogliere i pensieri e i ricordi. Nella comunità missionaria delle Saveriane di Oristano vivono quattro suore. Sono state tutte in missione e quasi tutte in Congo. Suor Letizia è anche lei sarda. È stata anche lei nel Burundi negli anni Settanta, prima che i Saveriani fossero espulsi. «Erano tempi di sanguinose lotte tribali – racconta – tra di loro si massacravano, ma non c’è mai stata nessuna violenza di alcun genere nei nostri confronti».

Tra domenica e lunedì, però, qualcosa è cambiato. Le suore della casa saveriana di Oristano non sanno dare una spiegazione. Suor Francesca dice che troppe cose non concordano nella ricostruzione di questa vicenda e non credono al tentativo di rapina.

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