La Nuova Sardegna

Banari in vetrina, prove di rilancio per l’agrozootecnia

di Pier Giorgio Pinna

Epidemie, gestione delle imprese, debiti con le banche: operatori ed esperti indicano le soluzioni in un convegno

06 settembre 2014
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BANARI. Agricoltura e allevamento, anno zero. O quasi. Le prove per una possibile ripresa arrivano oggi da un convegno aperto a esperti, operatori, rappresentanti delle associazioni di categoria, politici e docenti universitari. Focus sullo spopolamento delle zone interne e sui debiti contratti da pastori e contadini, anche per via della famigerata legge regionale sui mutui-beffa nelle campagne sarde. «Ma – assicurano gli organizzatori – ci sarà estrema attenzione verso tutti gli altri temi e problemi che creano angosce negli ovili e nelle aziende dell’isola».

Un quadro delicato. Di analisi e contromisure si parla nell’ambito della terza rassegna agroalimentare organizzata lungo le vie del centro storico di Banari. “L'arte che ama la terra”: così è stata chiamata la manifestazione. Che intende, ancora una volta, mettere in vetrina le eccellenze del paese del Meilogu e dell’intero Nord Sardegna.

Stamane si svolgerà un seminario sulle nuove opportunità imprenditoriali. Tra stasera e domani, fino al primo pomeriggio, sono previste tante altre iniziative, dall’apertura degli stand alimentari a conferenze, mostre e fiere.

Stasi e soldi cash. Gli appuntamenti vedono l’apporto del mercato di Campagna amica, con la partecipazione di Coldiretti. E proprio da quest’associazione, alla vigilia del dibattito, giunge un messaggio forte e chiaro per il mondo delle banche.

Così Coldiretti Sardegna avanza infatti una precisa richiesta sintentizzata in uno slogan: «Sbloccare i debiti per rilanciare l'agricoltura dell’isola». Da stime fatte dall’organizzazione - elaborate pochi mesi fa su dati del 2011 - l'indebitamento del sistema agricolo e alimentare ammonta in Sardegna a oltre 700 milioni.

Prese di posizione. «In un momento nel quale il Made in Italy rappresenta l'unico elemento positivo del Paese, la Sardegna rischia di non sfruttarlo appieno a causa di una forte esposizione bancaria a “sofferenze” e “incagli” dovuti a meccanismi di restituzione con rate ormai troppo elevate per essere sostenibili dalle nostre imprese – sostiene Coldiretti, entrando poi nel merito dei dettagli finanziari ed economici della intricata vicenda nata sulla scia di mutui e prestiti contratti da migliaia di allevatori e contadini nell’isola – Ecco perché, per operare un serio rilancio del comparto, c’è allora bisogno di riposizionare il debito agricolo. Occorre alleggerire il peso delle rate spalmandole su più annualità. E va inoltre recuperata altra liquidità, che consenta alle aziende di potere lavorare sui nuovi mercati che per il made in Italy sono diventati una realtà, come per esempio la Cina».

La ristrutturazione. Secondo i dirigenti dell’associazione di categoria quest’operazione «non prevede materialmente che la Regione debba spendere denari».

«È piuttosto necessario – chiarisce Coldiretti – che l’amministrazione sarda utilizzi in modo efficace solo una parte della grande disponibilità finanziaria immobilizzata. E questo per dare le garanzie necessarie al sistema bancario per concedere lo sblocco e il riassetto del debito alle aziende agricole e alle cooperative».

L’operazione. In definitiva, Coldiretti sostiene che una svolta del genere, in questo particolare momento, «avrebbe una portata storica». «Soprattutto sull’ovicaprino, ma certamente anche su altri settori come l'ortofrutticolo e il vitivinicolo – spiegano ancora i responsabili dell’associazione – Questi interventi consentirebbero infatti al nostro sistema di affrontare con efficacia ed efficienza i nuovi mercati».

Confronto aperto. Insomma, nella manifestazione di Banari c’è tanto da discutere e da definire. Non a caso gli organizzatori (Comune, Fondazione Logudoro-Meilogu, Museo d'arte contemporanea Flm) hanno operato in collaborazione con la Camera di commercio, artigianato, agricoltura di Sassari. E invitato un parterre di specialisti. Esperti di grande competenza.

Daiquali tra oggi e domani tanti contadini e pastori della Sardegna attendono risposte certe. Almeno sulle contromisure migliori. Quelle indispensabili per rilanciare un settore da anni alle prese con epidemie devastanti, crisi cicliche, mala-burocrazia, mancati interventi nel piano di sviluppo rurale, esecuzioni forzate, espropri di terreni e continui blocchi nell’attività di troppe aziende.

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