La Nuova Sardegna

Borgata divisa sull’operazione del sacerdote

Borgata divisa sull’operazione del sacerdote

Qualcuno non va più a messa, ma altri lo difendono: «Là vuole costruire un centro per anziani»

05 settembre 2014
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SASSARI. Questa storia, a Palmadula, ormai la conoscono anche i muri. Basta entrare in qualsiasi bar e nominare Padre Alberto, perché la gente capisca subito dove si va a parare. «È un uomo di chiesa colto e preparato – dicono – e per la borgata ha fatto molto. Ma questa volta ha proprio sbagliato: non doveva presentarsi a quell’asta». Quasi tutti storcono il naso, qualcuno ha smesso di andare in chiesa e anche chi ci va disapprova tanta spregiudicatezza: «A messa si va per motivi personali, ciò che fa il sacerdote nella sua vita privata non condiziona la mia fede. Però io non avrei avuto il coraggio di rilanciare in faccia agli ex proprietari». Qualcun altro è più severo: «Un uomo di Dio dovrebbe occuparsi di cose spirituali, e lasciare perdere i beni materiali. E nelle piccole comunità un sacerdote è una figura di assoluto riferimento, che garantisce la pace sociale. Padre Alberto in questo caso ha generato tensioni e scompiglio». Il titolare del bar invece è più cauto, dice: «Io non sono convinto che abbia fatto così male a comprare la casa. Gli ex proprietari non avevano i soldi, quanti anni è rimasta all’asta? E poi una residenza per anziani sarà una cosa positiva per Palmadula, darà un servizio e posti di lavoro». Altri parrocchiani sono molto dibattuti tra la stima per il sacerdote e l’affetto per dei compaesani che conoscono da una vita. Tentano funambolici equilibrismi, ma messi alle strette non giustificano fino in fondo il loro parroco. «Mi lascia perplessa il fatto che Don Alberto e la famiglia Zara-Massetti si conoscevano bene e si frequentavano. Comprare una casa all’asta è già antipatico di per sè, anche quando non conosci gli ex proprietari. Ma ancora di più è imbarazzante se il tuo concorrente è un amico. Sinceramente alla fine io mi sarei fatta da parte: ci sarebbero state altre occasioni per investire, e mi sarei risparmiato tanto clamore». In verità non è capitato di incontrare nessuno che si sia schierato apertamente e in maniera netta con Padre Alberto. Nonostante sia un punto di riferimento importante per la borgata e goda di grande rispetto e considerazione, il senso di appartenenza a una piccola comunità e la solidarietà tra compaesani è più forte. «Ma che bisogno aveva di mettersi contro quelle due signore anziane? Un prete ne ha di cose a cui pensare, non c’era bisogno di andare a caccia di affari». I fedeli non ammettono una doppia identità, una con gli abiti talari e l’altra con quelli civili. Forse potrebbe starci per qualunque altra figura, ma non per una guida spirituale. «E’ qui che la gente sbaglia – ribadisce don Alberto – perché io, quando indosso la tonaca esercito il mio ruolo pubblico, e lo faccio con passione. Ma sono anche un privato cittadino, e come qualunque persona ho il diritto di coltivare i miei interessi, senza infrangere le leggi e fare del male a nessuno». (lu.so.)

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