La Nuova Sardegna

Slaccio illegale: condannata Abbanoa

di Mauro Lissia
Slaccio illegale: condannata Abbanoa

Ammenda per il direttore generale che ignorò l’ordinanza firmata dal sindaco per ragioni di igiene pubblica

02 settembre 2014
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CAGLIARI. Trentaquattro famiglie private dell’acqua corrente perché l’impresa costruttrice del quartiere era fallita senza pagare i consumi idrici. È accaduto ad aprile di due anni fa a Usini, nel rione Pala e Cariasa. A niente valse l’intervento del sindaco Peppino Achenza, che ordinò il ripristino del servizio. Ora, a distanza di due anni, il direttore generale di Abbanoa Sandro Murtas paga con una condanna la scelta di mostrarsi inflessibile anche di fronte all’ordinanza del primo cittadino: accogliendo la richiesta di decreto penale firmata dal pm Roberta Pischedda, il gip di Sassari Antonio Pietro Spanu gli ha inflitto un’ammenda di 2500 euro senza la sospensione condizionale. Per il giudice, Murtas è colpevole di inosservanza di un provvedimento dell’autorità. La decisione risale al 4 marzo dell’anno scorso ma a Murtas è stata notificata soltanto di recente. Il dirigente di Abbanoa potrà ricorrere contro la condanna al giudice monocratico, ma per la Procura sassarese «la responsabilità dell’imputato è dimostrata dalla documentazione agli atti».

I fatti, a partire dal 16 aprile 2012, vennero raccontati giorno per giorno dai mezzi d’informazione e rappresentano uno degli infiniti casi di conflitto tra i diritti dei cittadini sardi e quelli della società che gestisce per la Regione il servizio idrico pubblico. C’era un’impresa, la Mondelli costruzioni srl, fallita nel 2006 dopo aver realizzato il quartiere di Pala e Cariasa. Come spesso accade, l’utenza idrica era rimasta quella dell’impresa, mentre il centinaio di abitanti attendeva l’allaccio di un contatore indipendente. Si andò avanti così per circa cinque anni, finchè d’improvviso i tecnici di Abbanoa si presentarono all’ex cantiere sventolando un provvedimento di slaccio dell’utenza. Proteste, esposti, un’ordinanza del sindaco Achenza non bastarono a fermare Abbanoa e 34 famiglie rimasero a secco per una settimana malgrado la disponibilità a saldare i circa 16 mila euro rimasti in sospeso. La questione non si risolse prima che un gruppo di cittadini incaricasse un legale di denunciare quant’era accaduto: l’ordine del sindaco, legato a ragioni di igiene e sicurezza pubblica, doveva essere eseguito immediatamente.

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