La Nuova Sardegna

 

Rivoluzione ambientale: le città sarde regno degli animali

di Pier Giorgio Pinna
Rivoluzione ambientale: le città sarde regno degli animali

Molte specie in fuga dalle campagne. I veterinari: «Ci sono situazioni gravi che dobbiamo recepire e monitorare»

02 settembre 2014
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SASSARI. Provate a chiudere gli occhi. Ripensate a quando eravate bambini nelle piazze di qualsiasi posto della Sardegna. Ricordate i piccioni che piombavano a ondate per mangiare le briciole di pane? Beh, se adesso riaprite gli occhi e vi guardate attorno, difficilmente rivedrete le stesse scene. Le città, ad agosto in parte semideserte, sono sempre più il regno di animali selvatici ma con altri protagonisti. I colombi vengono scacciati dai gabbiani, dominatori incontrastati dei cieli. E con loro le cornacchie sono le uniche che possono rivaleggiare. «Sui tetti e sulle terrazze, lentamente ma con una metamorfosi sorprendente, è in atto una rivoluzione ambientale», spiegano gli esperti. E anche nei giardini e lungo le strade si notano parecchie novità. «Se è vero che topi e ratti continuano a spadroneggiare, soprattutto nei rioni più sporchi, persino le api finiscono spesso nelle oasi verdi urbane», aggiungono gli specialisti. È un mondo in mutamento. Dove nelle periferie possono comparire all’improvviso addirittura cinghiali, volpi, lepri, porcospini. Tutti pronti a sconfinare verso aree più centrali.

Il veterinario Marco Muzzeddu, del Centro di recupero per la fauna selvatica di Bonassai, vicino ad Alghero, non nasconde le preoccupazioni. «Taccole, gabbiani e cornacchie hanno alla lunga occupato tutti gli spazi perché si nutrono di rifiuti di qualsiasi genere: profittano dei residui alimentari oppure predano i nidi di altri», spiega. «Sono cambiamenti gravi, che dobbiamo recepire e monitorare – continua Muzzeddu - Non è un caso se diminuisce il numero di rondini e balestrucci. È sempre l’uomo a condizionare il comportamento degli animali. Ed è l’uomo che ora deve evitare il ripetersi di situazioni allarmanti». Aggiunge il docente ed etologo di fama internazionale Giorgio Vallortigara: «Al momento non c’è una risposta di fronte al fenomeno di specie come i gabbiani che ne attaccano altre in città. L’unica cosa che si nota è lo spostamento di animali che vivevano nei boschi e nelle campagne verso centri urbani dove trovano più facilmente risorse. Mentre non si notano grandi mutamenti su fronti diversi. Come nel caso dei ratti, in genere presenti nelle città in un numero 17-18 volte superiore a quello degli abitanti».

Nell’isola indagini scientifiche su questi versanti esistono ma sono rare. «A ogni modo è constatabile facilmente come certi predatori stiano abbandonando i loro siti tradizionali», precisa da Macomer il naturalista Mauro Aresu, per anni amico e stretto collaboratore del grande studioso Helmar Schenk, passato alla storia come l’”ornitologo che sussurrava ai fenicotteri rosa di Molentargius”. «Del resto, anche le “tortore dal collare” e altri uccelli si trovano ormai dappertutto. E da parecchio tempo». Tutti gli osservatori, poi, concordano su un fatto: le specie che si spostano dai campi più rapidamente sono quelle che, come sottolinea Aresu, «possono usare diversi tipi di supporti per le nidificazioni in ambienti urbani e si basano su un ampio spettro alimentare».

Insomma, è più fortunato chi è onnivoro e può trovare in strada cibo a buon mercato. «Ma nelle città si notano sempre più molte esemplari di poche specie – rileva un altro ornitologo, Giuseppe Delitala, sassarese con radici a Bolotana – In una prima fase, dall’inizio del Novecento sino agli anni ’60, sono arrivati passeri, balestrucci, rondini, piccioni. In una seconda, fino agli anni ’90, hanno cominciato a nidificare nei giardini merli, cardellini, cinciallegre, verdoni. Dopo il Duemila, il massiccio esodo verso l’interno di gabbiani e cornacchie: e oggi sono proprio loro i principali colonizzatori delle nostre aree urbane». In definitiva, come accade da sempre, nella pratica si riscopre che ci sono più cose in cielo e in terra di quante se ne possano sognare. Ma stavolta con una sorpresa in più: la velocità di una rivoluzione ambientale che viaggia sui tetti delle nostre case a ritmi impressionanti.

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