La Nuova Sardegna

A rischio 130 partecipate sarde: nell’isola scatta l’autodifesa

di Alessandro Pirina
A rischio 130 partecipate sarde: nell’isola scatta l’autodifesa

Nel mirino del commissario alla spending review le società di Comuni e Regione. Il Cip di Sassari: siamo un consorzio virtuoso. Geasar e Cipnes: ecco i nostri bilanci

02 settembre 2014
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SASSARI. Anche nell'isola la cura dimagrante di Carlo Cottarelli potrà produrre a breve i suoi effetti. Ancora non è dato sapere quali saranno le società destinate all'estinzione e quali, invece, si salveranno dalla scure, ma è facile immaginare che mister Forbici, come è stato ribattezzato il commissario alla spending review, userà come testo base lo studio sulle partecipate pubblicato il 7 agosto sul sito della Revisione della spesa. Dell’elenco di 5.264 società finite sotto la lente di ingrandimento della task force del governo - anche se in realtà il totale delle partecipate italiane oscilla tra le 7mila e le 10mila - anche circa 130 isolane. Per molte di loro la legge di stabilità per il 2015 avrà l’effetto di un certificato di morte. Cottarelli è stato chiaro: «È possibile tagliarne duemila in un anno, con un risparmio di 500 o addirittura 600 milioni di euro». E chi non si attiene ai tagli non potrà sfuggire alle sanzioni. Le più a rischio sono le società partecipate dei Comuni, ma solo perché, ha spiegato Cottarelli, per le Regioni la questione «è più delicata. Ma ritengo sia possibile avere un accordo politico perché è anche nel loro interesse avere una maggiore efficienza». In attesa che la cura dimagrante di Cottarelli venga messa nero su bianco nella prossima finanziaria, in Sardegna le società partecipate guardano lo studio della task force del commissario sul 2012. Chi con soddisfazione per i risultati conseguiti, chi con preoccupazione per il bilancio in rosso. Una full immersion di numeri da cui è emerso più di qualche preoccupante segno meno per importanti società, come la Tecnocasic di Cagliari, la Bonifiche sarde di Arborea, la Sogeaal di Alghero. Tra le bocciate dal team di Cottarelli anche l’olbiese Gallura Sviluppo, nata nel 2001 come responsabile del patto territoriale della bassa Gallura. Una società che ha ormai esaurito la sua funzione, ma che «resta in piedi – spiega l’amministratore unico Nino Onali – solo perché ha a disposizione ancora 11 milioni di euro. È stato il ministero a decretare l’utilizzo di questi fondi, frutto di rinunce o revoche, per progetti pubblici dei comuni interessati. Abbiamo tempo fino al 30 novembre. Nel frattempo andiamo avanti a costo zero: io da quando sono stato nominato, era il dicembre 2011, non ho percepito un euro». Chi, invece, vanta risultati positivi è il Cip, il consorzio industriale provinciale di Sassari, che gestisce i siti di Truncu Reale, Porto Torres e Alghero-San Marco, da non confondere con il Consorzio industriale Predda Niedda, che invece ha subito quasi un milione e 300mila euro di perdite. «Il Cip – precisa una nota del consorzio – è tra le società partecipate virtuose. Nel 2012 abbiamo chiuso il bilancio in attivo, presentando un utile di 256mila euro e un indice di redditività largamente positivo». Delle 5.264 società analizzate dalla task force del governo un quinto, esattamente 1.075, non avrebbe ancora comunicato il bilancio del 2012. Alcune però smentiscono il documento. «Abbiamo sempre regolarmente trasmesso i bilanci – fa sapere la Geasar, la società che gestisce l’aeroporto di Olbia –. Quello 2012 risulta anche dalla pagina web del ministero dell’Economia. Per quanto riguarda le performance, sin dal suo primo anno di attività, il 1989, la Geasar ha sempre conseguito risultati economici positivi». «I nostri bilanci – si legge in una nota del Cipnes, il consorzio industriale di Olbia – sono stati approvati, depositati in Camera di commercio e pubblicati sul Buras. Il conto consuntivo 2013, come quello del 2012, presenta un risultato sostanzialmente in pareggio, in linea con gli obblighi statutari dell’ente». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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