La Nuova Sardegna

«Sulcis, Ogliastra e Gallura: ecco le perle della mia Isola»

di Walter Porcedda
«Sulcis, Ogliastra e Gallura: ecco le perle della mia Isola»

La cantante sarda consiglia anche escursioni nel centro a Sadali. Scoprire i maestri di launeddas come Luigi Lai e leggere i libri di Sergio Atzeni

22 agosto 2014
4 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Catturata al volo mentre si accinge a partire per un altro dei concerti della sua lunga estate musicale. Stavolta è in direzione di San Marcello Pistoiese, il comune toscano nel quale da due decadi si svolge, il prestigioso festival "Sentieri acustici”. E dove Elena Ledda, voce prestigiosa della Sardegna assieme alle amiche e colleghe, Lucilla Galeazzi e Ginevra De Marco, proporrà "Bella Ciao" riedizione della celebre cantata del Nuovo Canzoniere Italiano del 1964. Spettacolo che 50 anni fa, nell'Italia del boom economico, riscoprì la canzone popolare.

Elena Ledda non è nuova a progetti di questo tipo, con una carriera segnata dalla ricerca delle radici e il confronto con altri mondi. Soprattutto all'estero, dove la cantante è stimata come una delle più importanti portabandiera della nostra cultura musicale. Una grande responsabilità, in fine dei conti, vero?

«In realtà la nostra cultura ha tanti tipi di espressione – spiega Elena Ledda – dalla tradizione a chi si è evoluto fino a a compiere anche scelte molto nette, sono in tanti a interpretare con dignità un patrimonio di cui penso di rappresentarne una parte. La Sardegna è ricchissima di musicisti che possono essere considerati suoi degni rappresentanti»

Ma cosa è rappresenta per lei la Sardegna?

«E' quella che fa soffrire ma ha anche permesso di farci conoscere nel mondo. Negli anni Settanta, ero giovanissima, i festival di mezza Europa erano prevalentemente connotati da una musica che pareva identica, dal Nord d'Italia all'Irlanda. Così al nostro arrivo (allora la Ledda cantava con i Suonofficina ndr.), bravi o meno che fossimo, trovavamo fortissimo interesse. Cambiavano i suoni, i ritmi, mutava la lingua. Eravamo riconoscibili e l'accoglienza strepitosa. C'era e c'è tuttora una rimarcabile diversità grazie alla ricchezza di ritmi, sonorità ed armonie. Questa è la nostra forza e ci può ancora aiutare. Penso ad esempio che avere una lingua così forte ed espressiva come la nostra è una fortuna che hanno in pochi»

Quando rientra nell'Isola dopo una lunga assenza cosa le capita di pensare ?

«Sardegna per me vuol dire casa. Ma guardandola da fuori si riconoscono i pregi ma anche i difetti. Capisci ad esempio che si potrebbero sfruttare meglio le ricchezze artistiche e paesaggistiche. Girando per il mondo realizzi che abbiamo una terra senza eguali ma la maltrattiamo. Con la speculazione edilizia, la noncuranza o il poco amore con cui ci rapportiamo alle sue bellezze. Trattiamo male le città non facendole vivere e respirare culturalmente come dovrebbero. A San Marcello Pistoiese da 20 anni fanno un festival in cui approdano musicisti da tutto il mondo che regalano ricchezza al paese. Come è accaduto anche a Berchidda o a Sant'Anna Arresi. Dobbiamo capire che i paesi con capacità di accoglienza dovrebbero caratterizzarsi meglio con iniziative culturali smettendola di incentivare sagre della polenta poco credibili dalle nostre parti. E' quello che con un gruppo di musicisti abbiamo iniziato a Gonnesa con i Seminari di musica popolare. Difficile all'inizio ma poi la scommessa si è vinta con la presenza di iscritti ai corsi, al novanta per cento non sardi. Un modo per coniugare cultura e turismo, sviluppando economia con poche risorse».

Paesi della Sardegna. Quali i luoghi che ama di più?

«Diciamo che ho un debole particolare per il Sulcis. E' una regione che amo per le sue bellezze naturali e mi chiedo come, una delle più belle terre d'Europa, essere anche tra le più povere? Qui c’è un pubblico tra i più attenti che abbia incontrato. Ma ogni territorio della Sardegna ha le proprie peculiarità che restano a lungo nel cuore. Dall'Ogliastra al Logudoro»

E se dovesse consigliare a un amico un itinerario di una settimana cosa indicherebbe?

«Non dovrebbe perdere intanto il capoluogo, Cagliari, con il museo archeologico e la città vecchia, dirigersi poi nel Sulcis per conoscere le due isole, Sant'Antioco e Carloforte. E poi scoprire piccole perle ai confini della Barbagia come Sadali. Se poi fosse incuriosito dai nostri suoni fare un salto nel Sarrabus per conoscere maestri di launeddas come Luigi Lai. Altro luogo da visitare in poco tempo è la Gallura, tra Sant'Antonio, Santa Teresa e Castelsardo regala angoli di bellezza straordinaria. Ma soprattutto non deve perdere la gastronomia, facendo qualche puntata nelle nostre cantine per conoscere i nostri vini».

Cosa consiglierebbe di degustare in particolare?

«Assaggiare un piatto di malloreddus cucinati da una massaia campidanese. Magari da me».

Che musica ascoltare per prepararsi a un viaggio nell'isola?

«Il mio sogno nel cassetto, ma temo non sarà mai realizzato, è quello di vedere un giorno nelle principali città, a Sassari e Cagliari, locali dove si possa ascoltare la musica sarda vera e degustare i nostri cibi. Come accade in Spagna con il flamenco, in Portogallo con il fado…»

E il libro da leggere ?

«Uno non basta. Io amo Grazia Deledda. Ma non tralascerei la lettura dei contemporanei come Marcello Fois, ma soprattutto Sergio Atzeni o Salvatore Cambosu».

La classifica

Parlamentari “assenteisti”, nella top 15 ci sono i sardi Meloni, Licheri e Cappellacci

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative