La Nuova Sardegna

Il sindaco in canoa guida la rivolta a difesa dello stagno

di Sergio Secci
Il sindaco in canoa guida la rivolta a difesa dello stagno

L’amministrazione vuole creare un’area navigabile: ma in una parte della zona umida viene negato il passaggio

19 agosto 2014
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POSADA. «Le acque del fiume sono un patrimonio di tutti e non accetteremo imposizioni da chicchessia»: il sindaco di Posada Roberto Tola ieri mattina ha indossato la fascia tricolore e con una delegazione di Legambiente e un gruppo di posadini ha fatto un’escursione in canoa nel rio Posada da Su Tiriarzu a Iscraios.

La tensione è alta dopo che prima di ferragosto in Comune è arrivata una diffida da parte della società La Bottarga, proprietaria dello stagno di San Giovanni, con cui si diffidano Comune e Legambiente a organizzare escursioni nella parte di fiume che i locali rivendicano come luogo di svago e relax.

La storia che sembra riportare la Baronia ai tempi del feudalesimo ha origine nel 1870 quando Vittorio Emanuele secondo, “Re d’Italia per grazia di Dio e volontà della Nazione”, per fare cassa come si direbbe oggi, autorizza la vendita di beni dello Stato. Un’ asta pubblica in cui confluiscono anche le paludi di Siniscola e Posada e che vengono acquistate nel 1874 per 2146 lire e centesimi cinquanta da tale Ignazio Fiorentino. L’atto di vendita riporta la data del 19 febbraio 1877 e viene pubblicato nella gazzetta della provincia.

Si parla degli stagni Longu, Sa Costera, Paule Mare, Pauledda Manna più Lucchette e metà del fabbricato esistente a La Caletta (San Giovanni). Nel corso degli anni, si succedono vari passaggi di proprietà sino al 1996, quando l’area di oltre settanta ettari, che carte alla mano comprende, oltre ai locali della peschiera, gli stagni e gran parte del fiume sino alla foce di Orvile, viene acquistata dalla cooperativa La Bottarga.

Si apre il contenzioso tra l’attuale proprietà e il Comune che vuole vederci chiaro sugli atti di vendita, con il sindaco che in replica alla diffida della cooperativa emette una ordinanza che autorizza tutti a transitare liberamente lungo il corso del fiume nel tratto compreso tra il ponticello di Su Tiriarzu e quello sulla statale 125, e dà mandato ai legali del Comune per effettuare ricerche storiche che facciano chiarezza sui vari passaggi di proprietà per capire come si è passati da un atto di vendita che parla di stagni e paludi a rivendicare diritti su un fiume iscritto all’elenco delle acque pubbliche.

«Riteniamo inaccettabile la pretesa sulle acque del fiume garantite come pubbliche e bene della comunità – ha detto Vincenzo Tiana di legambiente –. Noi promuoviamo insieme al Comune la conoscenza del bellissimo ambiente costituito da un sistema deltizio unico in Sardegna e ricco di biodiversità, con assoluto rispetto dei luoghi. Abbiamo maturato con decenni di esperienza la convinzione che più si conosce e più si rispetta un territorio».

Deciso a far chiarezza il sindaco Tola: «Rivendichiamo con forza il principio che le acque sono un bene comune, il fiume Posada appartiene alla storia, alla cultura ed alla nostra identità locale. Stiamo portando avanti progetti per la promozione, la fruizione e la salvaguardia del nostro territorio e il fiume rappresenta, assieme al mare e al centro storico, il nostro più importante biglietto da visita. Non è pensabile accettare l'idea che ciò non possa essere fruito dalla collettività».

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