La Nuova Sardegna

Bithia arenata, si ipotizza l’errore umano

Bithia arenata, si ipotizza l’errore umano

L’inchiesta è in corso, ma per il commissario Martello il traghetto potrebbe essersi insabbiato per una manovra sbagliata

12 agosto 2014
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OLBIA. L’inchiesta è ancora in corso ma sarebbe già evidente che l’incidente di sabato al porto di Olbia sia stato causato da un errore umano. L’ammiraglio Nunzio Martello, commissario della Port Authority del nord Sardegna e comandante del porto di Olbia, usa le cautele del caso parlando del fatto che sabato il traghetto della compagnia Tirrenia Cin, proveniente da Genova, durante la manovra d'ormeggio al porto Isola Bianca si sia arenato. La Bithia è stata spostata grazie all’intervento di due rimorchiatori mentre i passeggeri (oltre 2.200) sono stati fatti sbarcare dopo tre ore. In seguito alle prime verifiche che hanno accertato che la nave non aveva riportato danni, la Bithia era quindi ripartita per Genova.

«Sull’accaduto sono ancora in corso gli approfondimenti, che dovrebbero concludersi entro questa settimana – dice l’ammiraglio –. Alla base dell'incidente potrebbe esserci l'errore umano, le evidenze stanno emergendo ma gli accertamenti per confermare questa ipotesi sono ancora in corso».

Martello ha spiegato che «dalle verifiche che abbiamo effettuato è emerso che la nave si è incagliata in un fondale fangoso, che ha avuto una sorta di effetto ventosa».

Detto questo, però l’ammiraglio Martello allontana le ipotesi apocalittiche secondo le quali il porto di Olbia sarebbe pericoloso. «Niente di tutto questo – sottolinea – e ci mancherebbe. Non stiamo parlando di un gioco, ma di una cosa seria, cioè la sicurezza di tante persone: i passeggeri e le persone che lavorano nelle navi e nell’area portuale».

Per questo, pur non sottovalutando nulla, l’ammiraglio non è preoccupato per la questione dei fondali, che tanto ha fatto discutere in questi mesi. «Le navi – ricorda Nunzio Martello –, nel loro passaggio spostano il fondo del maree. Chiaro che in alcuni punti siamo sui dieci metri, in altri nove di profondità. Ma tutto questo non pregiudica certo la navigazione».

In ogni caso a breve si procederà all’escavazione. «Il fondale del porto – ricorda Martello – è come il pavimento di casa. Ogni tanto bisogna pulirlo, fare cioè la manutenzione. È vero – aggiunge – che qui l’escavazione non si fa da due decenni, ma presto opereremo».

Niente di massiccio, però. «Non pensate a chissà quale intervento – dice il comandante del porto di Olbia –. Faremo un lavoro abbastanza veloce. E, cosa fondamentale, i soldi ci sono già, nel rispetto delle norme. Sono infatti già nella disponibilità dell’autorità portuale, che è competente per questo tipo di interventi».

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