La Nuova Sardegna

Ammortizzatori sociali, via libera alla proroga

di Umberto Aime
Ammortizzatori sociali, via libera alla proroga

Prevista fino a novembre per 23mila lavoratori, ma il futuro è molto incerto. I sindacati: «A settembre ci aspettiamo dalla Regione un piano d’intervento»

12 agosto 2014
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CAGLIARI. Bisogna accontentarsi di quello che oggi passa il Governo, almeno per ora, ma «a settembre servirà una svolta, la Regione non può assistere più in silenzio al dramma sociale vissuto da chi non ha già o non avrà più la garanzia degli ammortizzatori sociali».

L’hanno detto con forza e rabbia i sindacati dopo aver firmato l’accordo («Era un atto dovuto») che allungherà di qualche mese, fino a novembre, l’assegno per una parte dei 23mila fra cassa integrati in deroga e in mobilità. Il senso delle dichiarazioni di Oriana Putzolu (Cisl), Tonino Piludu (Cgil) e Gianni Olla (Uil) è più che un allarme: «Se non ci sarà un progetto serio e concordato sul salvataggio di questi lavoratori», sarà «davvero altissimo il rischio della rivolta sociale».

Hanno voluto che il peso dell’emergenza fosse scritto a margine del protocollo firmato dall’assessore al Lavoro, Virginia Mura, e dalle altre parti sociali. «Il pagamento del conguaglio 2013, l’aver rinviato a novembre, ma non salverà comunque tutti, a fine degli ammortizzatori sociali e gli annunciati 17 milioni per liquidare, con otto mesi di ritardo, il primo assegno del 2014, sono purtroppo solo una ciambella di salvataggio.

Ora abbiamo bisogno di risultati concreti per evitare l’ennesimo incubo», hanno detto, per poi aggiungere: «Visto che lo Stato si è tirato fuori, e l’ha fatto col decreto che dal 2015 cancella gli ammortizzatori sociali, è un dovere della Regione coprire gli ultimi mesi di quest’anno, per poi pensare a come far rientrare i lavoratori in produzione. Ci sono i piani straordinari per l’edilizia scolastica e quella sanitaria, o lo sblocca cantieri dell’assessorato ai Lavori pubblici, bene usiamoli subito per dare lavoro».

La situazione. A essere abbandonati per primi al loro destino saranno i 2mila ex lavoratori in mobilità da oltre tre anni (le aziende non riapriranno) che dalla fine del mese non avranno più la garanzia dell’assegno previdenziale. Con l’ormai famoso e triste decreto, il Governo ha detto che non ci saranno più fondi e oltre ad agosto non saranno ammesse altre deroghe. A ottobre il machete ministeriale (come l’ha ribattezzato Oriana Putzolu) cadrà sulla testa dei 13mila lavoratori in mobilità da meno di tre anni: arriveranno a dicembre, sempre che intervenga la Regione, altrimenti anche per loro non c’è futuro. Un mese dopo, il 30 novenbre, a finire nei guai saranno gli 8mila in cassa integrazione: ultima proroga possibile e poi più nulla. Le proposte. A essere preoccupati non solo i sindacati (Sandro Pilleri dell’Ugl ha parlato di «situazione esplosiva») ma anche gli imprenditori, con Gianfrancesco Lecca della Confapi, piccole e medie imprese: «Serve un impegno straordinario per superare l’emergenza».

La proposta del sindacato è questa: fino a dicembre la Regione deve intervenire con un sussidio al reddito, la formula va studiata per non incorrere nei veti dell’Unione Europea, a favore degli ex lavoratori che, mese dopo mese, rimarranno scoperti. «Ma oggi stesso dalla Giunta abbiamo preteso l’impegno giurato che a settembre ci sarà un confronto costruttivo e dai tempi ristretti sulle politiche attive del lavoro. All’inizio del 2015, dobbiamo aver trovato la soluzione, altrimenti sarà un disastro».

L’assessore. Virginia Mura dopo l’incontro ha detto: «Abbiamo messo le basi per superare quello che sappiamo non ci sarà più, l’ammortizzatore sociale, ora l’obiettivo è accompagnare alla pensione i lavoratori in mobilità e in cassa integrazione che hanno i requisiti per andarci. Per gli altri, puntiamo sulla riqualificazione professionale e il reinserimento nel mondo del lavoro». Giusto, ma la Regione deve fare in fretta.

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