La Nuova Sardegna

Il Pepero, da discoteca a dormitorio

di Enrico Gaviano
Il Pepero, da discoteca a dormitorio

Dopo la fuga di Max Vella una quindicina di camerieri e barman bivaccano nel locale e sperano nella riapertura

07 agosto 2014
3 MINUTI DI LETTURA





INVIATO A PORTO CERVO. Lo scenario è da The Day After, o per meglio dire da 1999... fuga da New York. Al Pepero, interno giorno, ci sono davvero tutti i segnali della fuga. Quella di Max Vella che lunedì sera ha preso armi e bagagli e se n’è andato. Lasciando i dipendenti quasi in brache di tela e causando la clamorosa chiusura anticipata di una delle discoteche più famose della Costa Smeralda. Bicchieri, bottiglie, lattine, pacchetti di sigarette, mozziconi, cartacce, foglie dell’abbondante vegetazione interna del locale. Nessuno da lunedì ha pulito l’area in cui sino a domenica i clienti, pare per la verità abbastanza pochi, trascorrevano le nottate ballando e divertendosi. Anche il servizio delle pulizie, insomma, non è più esercitato, dopo che Vella ha lasciato tutto, a cominciare da una stecca che dovrebbe aggirarsi intorno ai 200mila euro.

Eppure, dentro il Pepero c’è una umanità dolente, anzi incazzata. Quella composta da una quindicina di persone, fregate dall’improvviso addio del gestore del Pepero. Rimasti senza un tetto per lo sfratto immediato dei padroni di casa a cui Max Vella non aveva corrisposto l’affitto, si sono trovati senza un posto dove dormire. Così, tutti insieme, vivono all’interno della discoteca, sfruttando improvvisati giacigli piazzati nella zona degli uffici. Ieri, mentre consumavano il pranzo a base di spaghetti e riso, frutto delle collette giornaliere per acquistare i viveri, c’era poca voglia di parlare. «Se ce l’avessimo fra le mani – dice un ragazzo che da anni vive a Bologna, ma è sardo di origine – non so cosa gli farei». Si riferisce ovviamente a Vella. «Pensate – continua il ragazzo che lavorava come barman al Pepero – che ho lasciato un contratto sicuro in Spagna, e son tornato in Sardegna per questa estate. Che errore».

Un’altro barman è stato più fortunato. Lui è proprio di Bologna ed è stato il primo a tagliare la corda. «Ho mollato il Pepero il 12 luglio – dice –. Il titolare mi aveva accusato di aver sottratto delle bottiglie costose. Un’accusa pazzesca, ho delle referenze ottime, ho lavorato al Phi Beach, al Ritual e in tanti altri posti, sempre rispettato dai titolari. Mai mi era successa una cosa del genere. Così ho mollato tutto, prima di litigare definitivamente. È stata la mia fortuna, anche se avevo subodorato che il personaggio non era proprio affidabile. Ora mi hanno assunto in un locale di Castel Cervo. La mia stagione, insomma, è salva».

I ragazzi sperano in Gianni Principessa, il proprietario del locale, che dopo aver dato in gestione il Pepero a Vella, ne ha quasi provocato la fuga chiedendo la rescissione del contratto a causa di due assegni scoperti. «Speriamo che Principessa possa far qualcosa – dicono i ragazzi raccolti intorno alla tavola in cui si beve rigorosamente acqua minerale –. Noi ci muoviamo per cercare un lavoro, ma ormai è difficile, la stagione è troppo avanti».

Gianni Principessa anche ieri ha ribadito le sue intenzioni. «Non voglio abbandonare l’azienda e i dipendenti a se stessi. Ho intenzione di far qualcosa per salvaguardare il nome del Pepero e difendere gli interessi del personale».

La strada da percorrere sarebbe quella di un’apertura per questo scorcio del mese di agosto. «Sto cercando di risolvere alcune difficoltà burocratiche – ha aggiunto Principessa – per poter aprire entro Ferragosto». Di Vella, intanto, nessuna notizia, mentre continua il lavoro di guardia di finanza e polizia per chiarire tutti gli aspetti di questa clamorosa vicenda.

In Primo Piano

Video

I consiglieri regionali Piero Maieli e Gianni Chessa si autosospendono dal gruppo del Psd'Az

Le nostre iniziative