La Nuova Sardegna

Ex detenuto diventa attore, il primo ciak è all’Asinara

di Luca Fiori
Ex detenuto diventa attore, il primo ciak è all’Asinara

Michele Cabizzosu è tornato nell’ex penitenziario per girare il film di Cabiddu. A Campu Perdu l’incontro con l’agente in pensione che è rimasto sull’isola

02 agosto 2014
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SASSARI. Aveva giurato di non metterci più piede in vita sua. Michele Cabizzosu, sassarese di 47 anni, all’Asinara ha scontato buona parte dei suoi errori di gioventù e quando nel 1997, con la nascita del Parco Nazionale lui e gli altri detenuti sono stati trasferiti in diverse strutture carcerarie, si è guardato allo specchio e a se stesso ha detto che quell’isola selvaggia non avrebbe mai più rivisto la sua faccia. Mentiva, perché proprio del suo volto fotogenico e della sua naturale propensione a stare davanti alla macchina da presa si è innamorato il regista cagliaritano Gianfranco Cabiddu, che da quasi un mese sull’isola-parco sta girando il suo ultimo film: “La stoffa dei sogni”, un lungometraggio ispirato a un testo di Eduardo De Filippo con attori del calibro di Sergio Rubini ed Ennio Fantastichini.

Qualche giorno fa Cabizzosu ha rimesso piede all’Asinara (per la prima volta da uomo libero) per interpretare il ruolo di un detenuto e, con grande stupore, sul set ha ritrovato Giommaria Deriu, agente della polizia penitenziaria in pensione, che dopo tanti anni di servizio sull’isola, si è ritrovato anche lui a recitare - come comparsa - proprio la parte di un “secondino”. Due destini che si sono incrociati dopo tanti anni. Due uomini che hanno dovuto rivestire, ma solo per il cinema, gli abiti e i ruoli di un passato ormai lontano. «Quell’isola è meravigliosa - racconta Michele Cabizzosu - ma io avrei voluto non farci più ritorno. È un posto che ti distrugge se lo hai vissuto come l’ho vissuto io - aggiunge - e quando mi hanno proposto di fare la comparsa inizialmente ho detto che la cosa non mi interessava».

Il film di Cabiddu è ambientato in una nave, con a bordo una modesta compagnia di teatranti e dei pericolosi camorristi, che naufraga sulle coste di un'isola. Non un'isola qualunque, ma l'Asinara, isola-carcere in mezzo al Mediterraneo, in cui diventa difficile distinguere gli attori della compagnia dai criminali. È stato il capo delle comparse Sergio Scavio a convincere Michele Cabizzosu che tornare in quel paradiso naturale per interpretare la parte di un detenuto non sarebbe stata una cattiva idea. «Non c’era riuscita neanche mia moglie - racconta il neo attore - l’anno scorso voleva visitare l’isola e farla vedere ai nostri due bambini, ma quando siamo arrivati a Stintino al momento di salire sul barcone mi è mancato il coraggio e siamo tornati indietro». Michele non era mai stato su un set cinematografico in vita sua, ma quando Cabiddu lo ha conosciuto e ha saputo la sua storia, lo ha messo alla prova e alla fine lo ha promosso: da comparsa è diventato un attore vero. Cabiddu gli ha assegnato il ruolo del detenuto a cui viene poi data la parte di Calibano, figura fondamentale della storia, che inizialmente avrebbe dovuto essere di Luca De Filippo, il figlio del grande Eduardo che all’ultimo momento ha dovuto rinunciare.

«All’inizio ero molto teso - racconta Cabizzosu - ma poi tutta la troupe mi ha incoraggiato, mi ha messo a mio agio e sono riuscito a vincere l’emozione». All’Asinara fino al 1997 Michele aveva fatto altri lavori. «Quando ero detenuto a Campu Perdu - spiega - ho fatto un po’ di tutto, dal saldatore al pastore. Sull’isola la detenzione è diversa da quella delle altre carceri, potevo muovermi in bicicletta e nella mia diramazione eravamo abbastanza liberi - aggiunge - ma ricordo che quando trasportavano Toto Riina gli agenti ci costringevano a voltarci verso il muro, nessuno poteva incrociare il suo sguardo». Sul set Michele ha dovuto fare i conti anche con il passato. «È stato proprio durante gli anni trascorsi a Campo Perdu - ammette Cabizzosu - che ho smesso di raccontarmi bugie e ho deciso di cambiare vita». E ora, dopo tante difficoltà, magari proprio un film girato all’Asinara restituirà a Michele quello che gli anni sull’isola gli avevano tolto: la libertà e la voglia di ritornare in quel paradiso. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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