Un mondo senza petrolio Oggi al via “Life after oil”
MARTIS. Un mondo senza petrolio, prima o poi, sarà realtà. L’oro nero sta per esaurirsi, e il pianeta è ormai in sofferenza per i danni all’ambiente dovuti all’estrazione e all’utilizzo di...
MARTIS. Un mondo senza petrolio, prima o poi, sarà realtà. L’oro nero sta per esaurirsi, e il pianeta è ormai in sofferenza per i danni all’ambiente dovuti all’estrazione e all’utilizzo di combustibili fossili. Parte da qui “Life after Oil”, il premio ideato da Massimiliano Mazzotta – regista di “Oil”, docu-inchiesta di denucia sulla Saras – per valorizzare registi e pellicole che raccontano le tante vie alternative al petrolio. La manifestazione, parte del IX Sardinian Film Festival, apre oggi a Martis con 19 film in concorso per tre giorni di proiezioni, fino a domenica. L’ingugurazione sarà alle 21 in piazza San Giovanni (nelle cartine piazza Regina Elena).
Tra i film in concorso che oggi aprono la rassegna, anche “Terra Nera” di Simone Ciani e Danilo Licciardello. Un viaggio tra le popolazioni del Congo e del Canada in lotta per difendere la loro terra da multinazionali come Eni e Shell alla caccia di idrocarburi.«Due anni fa siamo andati nella Repubblica Democratica del Congo per girare un documentario sull’accapparamento delle terre a danno degli abitanti, e abbiamo scoperto che l’Eni nel 2008 ha fatto un accordo con il governo congolese per l’estrazione di sabbie bituminose da cui si ricava il petrolio – spiega Simone Ciani – Qui non se ne sapeva quasi nulla. Abbiamo scoperto che la popolazione locale non era al corrente di questo progetto, se ne è resa conto quando sono arrivate le ruspe per aprire la foresta, abbiamo intervistato persone finite in carcere semplicemente perché hanno chiesto al governo di pubblicare i dati dell’accordo con l’Eni».
L’Eni in Congo è presente dagli anni Sessanta, estrae il petrolio con i metodi tradizionali; anche i cinesi hanno creato delle infrastrutture: «Gli abitanti vedono passare camion e camion, ma loro non hanno nulla – continua Ciani –. Il 70 per cento della popolazione vive totto la soglia di povertà». Per fare un barile di petrolio dalle sabbie bituminose ci vogliono dai 5 ai 6 barili d’acqua. In Congo il progetto è ancora alla fase di ricerca, ma cosa succede quando inizia davvero la lavorazione? Per scoprirlo, Ciani e Licciardello si sono spostati in Canada dove l’estrazione di petrolio da sabbie bituminose è già una realtà da più di 30 anni. A Fort McMurray, nel nord dell’Alberta, dove si trovano le ex riserve dei nativi americani, operano una ventina di compagnie. La principale è la Shell. “Terra nera” dà la parola ai nativi, per capire quali sono le conseguenze su ambiente, persone e animali: «Le popolazioni locali vivevano di pesca e caccia. Ora non possono più pescare perché hanno avvelenato l’acqua, c’è un’altissima incidenza di tumori, leucemie, malattie alimentari che loro non conoscevano – conclude Ciani – Ora i nativi stanno cercando, anche con appoggi internazionali, di fare causa alla Shell».