La Nuova Sardegna

Dubbi sul Progetto Eleonora Anche la Regione prende tempo

di Stefano Ambu

Nella conferenza di servizi durata 7 ore è stata ribadita l’opposizione di Comuni e Provincia di Oristano La Saras vuole cercare idrocarburi nella piana di Arborea, ma il piano ora rischia di naufragare

30 luglio 2014
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CAGLIARI. Alla fine anche la Regione sembra dire un mezzo no al Progetto Eleonora. Per ora prende tempo. Parla di approfondimenti sulla compatibilità paesaggistico-urbanistica del progetto. La conferenza di servizi istruttoria sulla valutazione di impatto ambientale dell'intervento proposto dalla Saras nel territorio di Arborea si è chiusa senza una vera decisione. «La realizzazione del pozzo esplorativo per la ricerca di idrocarburi gassosi – riporta una nota della Regione – è localizzata all'interno della fascia costiera, bene paesaggistico tutelato dal Ppr. La conferenza, ospitata dall'assessorato regionale dell'Ambiente, è durata 7 ore ed è stata coordinata da Gianluca Cocco, direttore del Servizio della sostenibilità ambientale, valutazione impatti e sistemi informativi ambientale della Regione (Savi). Si dovevano discutere osservazioni e richieste da parte di amministrazioni ed enti. L’incontro ha confermato la forte contrarietà degli enti locali e delle comunità del territorio al progetto di ricerca proposto dalla Saras. Ai tecnici della Regione e della Soprintendenza ora il compito di pronunciarsi sulla compatibilità paesaggistica dell'intervento. «La Regione – dice l'assessore dell'Ambiente Donatella Spano – ha la massima attenzione per il procedimento e continueremo su questa strada. Gli strumenti di pianificazione regionali come il Ppr e il Piano energetico sono fondamentali per garantire la tutela del territorio e la qualità di tutte le attività produttive: lavoreremo per renderli ancora migliori».

L'esame del progetto Eleonora della Saras con la ricerca del metano nella piana di Arborea è iniziato. Ma è stato rinviato a settembre per vedere e valutare altra documentazione. La riunione della conferenza di servizi del Savi, il Servizio sostenibilità ambientale e valutazione impatti dell’Assessorato regionale all’Ambiente è durata sette ore. Nelle prime due è stata accompangata con un sottofondo assordante di fischietti, trombette e slogan dei circa 200 manifestanti arrivati da Arborea a bordo di tre pullman. Presente alla riunione anche Pier Francesco Garau, sindaco del centro che, se il progetto dovesse passare, dovrebbe avere per qualche tempo le trivelle come vicine di casa, a cinque chilometri.

Il popolo del no, comunque, la sua decisione l'ha già presa: pronti a tornare a Cagliari con i trattori nel caso in cui il progetto non dovesse essere ritirato. «Per noi – spiega Paolo Piras, uno dei portavoce dell'agguerritissimo comitato – il progetto è incompleto. Molte le criticità: sotto il profilo urbanistico, ambientale e su come sono stati condotti finora i campionamenti». La voce opportunità e posti di lavoro, per chi dice no, si scontra con molti problemi. «Quelli più importanti – spiega Piras – riguardano l'impatto sulle falde acquifere. E non abbiamo garanzie nemmeno sull’idrogeno solforato. Da valutare poi la compatibilità del progetto con il Ppr». Tutto sintetizzato in un messaggio chiarissimo, stampato su decine di fogli formato A3, urlato in coro e sottolineato dai fischietti: «Saras, non vi vogliamo». In tanti hanno indossato le magliette bianche, marrone e verde con stampato il fenicottero rosa con la maschera anti-gas. Ci sono anche le bandiere gialle di Coldiretti, quella rossa della Lipu e gli striscioni di Italia nostra. «Abbiamo chiesto un incontro – spiega Piras – al presidente Francesco Pigliaru: non è arrivata nessuna risposta. Presenteremo una richiesta ogni giorno fin quando qualcuno non ci ascolterà. Abbiamo venti delibere di venti comuni diversi: non è la protesta di un paese, ma di un intero territorio».

Invitata a parlare anche la scrittrice Michela Murgia: «Aspettiamo – ha detto – il parere del Savi: vogliamo proprio vedere quanto questa giunta vuole difendere il territorio». A sostegno del no anche l'intervento Stefano Deliperi del Gruppo d’intervento giuridico.

Nessun commento da parte della Saras. Ma le ragioni del gruppo milanese sono tutte nella mole di documenti presentate nei mesi scorsi per spiegare che cosa si vuole fare ad Arborea. Con tutte le rassicurazioni del caso. A partire dalle garanzie sulla tutela dell’ambiente e la salute dei cittadini. I temi sono più o meno quelli sollevati dal comitato dal no, ma visti da un'altra prospettiva: tutela dell’area Sic dello stagno di S’Ena Arrubia, fluidi di perforazione, idrogeno solforato, integrità della falda, sistemi di sicurezza. Una delle rassicurazioni fornite da Saras riguarda il “no fracking”: la Saras ha ribadito che il Progetto Eleonora utilizza una tecnologia impiegata in Italia fin dai primi del Novecento con una bassissima incidenza di rischio (dagli anni Venti, 4 incidenti seri su 1.800 pozzi). Tra i documenti depositati al Savi è stato indicato un calendario delle attività di cantiere elaborato per evitare la concomitanza con il momento più delicato della nidificazione degli uccelli.

Sempre nei documenti depositati in questi mesi c'è l'indicazione di riduzione al minimo delle emissioni sonore per non disturbare la fauna. Garantito anche l'isolamento e la protezione delle falde acquifere. E anche altre rassicurazioni: le indagini effettuate per la Saras non hanno rilevato la presenza di idrogeno solforato. L'azienda, nei documenti presentati, ha escluso che ci possa essere un progressivo abbassamento del terreno. I no trivelle, però non sembrano convinti.

E quando a fine mattinata hanno abbandonato il presidio davanti all'assessorato all’ambiente, hanno promesso: ritorneremo.

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