La Nuova Sardegna

Troppe vittime sulle spiagge colpa anche dei tagli ai Comuni

di Alessandro Pirina
Troppe vittime sulle spiagge colpa anche dei tagli ai Comuni

L’accusa arriva dal sindacato dei balneari: la presenza dei bagnini è obbligatoria negli stabilimenti Prima le amministrazioni garantivano la sorveglianza nei litorali, poi è arrivata la spending review

28 luglio 2014
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SASSARI. Scoppia la polemica sulla sicurezza nelle spiagge. Troppe le vittime del mare. Oggi a garantire la presenza dei bagnini sono solo gli stabilimenti balneari. Alcuni Comuni, che in passato garantivano la sorveglianza dei bagnanti, hanno dovuto tagliare la spesa. Colpa della spending review.

La legge prevede l’obbligo del ricorso agli addetti al salvataggio solo in presenza di concessioni. Ma della sicurezza nelle spiagge libere, la maggior parte, non fa nessun cenno. Qualche amministrazione, negli anni, ha provveduto ad assumere uno o più responsabili della sicurezza. Nell’Oristanese, nella zona di Buggerru, a Domus de Maria, per esempio. Ma i tagli agli enti locali hanno poi costretto le amministrazioni a fare marcia indietro e rinunciare al bagnino comunale. «È il caso di Domus de Maria – racconta Alberto Bertolotti, presidente regionale del Sib, il sindacato dei balneari –. Nel 2013 aveva assunto alcuni addetti alla sicurezza in mare, ma non li ha potuti confermare. Oggi i comuni hanno talmente poche risorse che sono costretti a rinunciare anche a servizi essenziali».

Le ultime tragedie. Il bollettino di guerra degli ultimi giorni ha fatto emergere il problema della sicurezza sulle spiagge isolane. Ieri un anziano turista ha rischiato di annegare nelle acque di Badesi, dove una settimana fa se l’era vista brutta un 14enne. Solo l'immediato intervento di alcuni bagnanti è riuscito a evitare la tragedia. Il giorno prima sulla spiaggia di Muravera un finanziere di San Basilio, Gian Carlo Rosas di 42 anni, non aveva avuto la stessa fortuna. L'uomo si era gettato in mare per trarre in salvo il figlio di 10 anni in difficoltà, ma è stato risucchiato dalle onde e non c'è stato nulla da fare. Due settimane fa una vicenda simile ha avuto come scenario la spiaggia di Bassa Trinita alla Maddalena, dove una turista di 50 anni, Natalia Maovaz, romana di origine istriana, ricordata l’altro giorno da Papa Francesco con una messa di suffragio in Vaticano, ha perso la vita in mare mentre cercava di mettere in salvo il figlio di 10 anni e un suo amichetto.

Gli stabilimenti balneari. Ogni estate le spiagge diventano teatro di morte. E puntuali riemergono le polemiche sulla loro sicurezza. Che oggi è garantita solo dagli stabilimenti balneari, che hanno l’obbligo di assicurare la presenza del bagnino. Uno ogni 80 metri di arenile. Lo stesso non succede nelle spiagge libere. Dove non ci sono chioschi, lettini e ombrelloni non ci sono nemmeno addetti al salvataggio. In Italia la sicurezza è di fatto affidata ai titolari degli stabilimenti. Solo loro, infatti, hanno l’obbligo di assicurare la presenza di un bagnino che vigila anche sulla parte di arenile che non rientra nella concessione. «La rete delle nostre strutture è efficiente, direi perfetta – racconta Bertolotti –. È a noi che è affidata la sicurezza nelle spiagge, siamo noi che offriamo un servizio pubblico importante, ma anche particolarmente oneroso. Il costo del bagnino, infatti, ricade interamente su di noi».

Le spiagge libere. Nelle spiagge libere la musica cambia. Non c’è nessuno stabilimento e dunque nemmeno il bagnino. E così dovranno essere i singoli bagnanti a provvedere alla loro incolumità. «In quei casi dovrebbe essere il pubblico a garantire la sicurezza negli arenili – aggiunge il numero uno del sindacato dei balneari –, ma non ce la fa. Le casse delle amministrazioni sono vuote e i comuni non riescono più a garantire servizi essenziali. La sicurezza in mare è uno dei tanti, come lo è anche la vigilanza ambientale, che alcune amministrazioni hanno dovuto tagliare per far quadrare i conti. La situazione si è fatta davvero critica».

Il clima. Quest’anno il bollettino segna già diverse morti per annegamento. Dal nord al sud, dalla Maddalena a Muravera. «Stiamo vivendo una particolare situazione di emergenza anche a causa di un’insolita situazione meteo marina – sostiene Bertolotti –. Ci sono correnti anomale, un giorno soffia il maestrale il giorno dopo lo scirocco: tutto questo può essere fonte di pericolo. Ma purtroppo anche l’incoscienza fa la sua parte. La Sardegna ha tantissime spiagge in cui il mare è abbastanza difficile da affrontare. Non è un mare per tutti. Noi sardi lo conosciamo perfettamente e sappiamo come muoverci. Molti turisti, invece, lo ignorano, e così capita che lo affrontino con superficialità, mettendo in pericolo la loro incolumità, la loro vita. È come se noi andassimo una settimana in Trentino o in Val d’Aosta e pensassimo di poterci muovere come vogliamo in montagna».

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